Sacchetti a pagamento per frutta e verdura: ecco cosa bisogna sapere

4 Gen 2018 13:20 - di Redazione

Non si placano le polemiche sui sacchetti a pagamento. Secondo le prime rilevazioni di Assobioplastica, ogni cittadino consuma mediamente 150 sacchi l’anno. La convinzione che dietro questa misura possa nascondersi una “tassa occulta” si sta facendo strada tra i consumatori. E sui social la protesta è esplosa. Ma quanto costano i sacchetti? Quanti se ne consumano in un anno?

Sacchetti a pagamento: ecco i punti da tenere a mente

Cosa prevede la norma  Le nuove norme sugli shopper, contenute nella legge di conversione del decreto legge Mezzogiorno che ha avuto il via libera lo scorso agosto, prevedono che anche i sacchetti leggeri e ultraleggeri, ossia con spessore della singola parete inferiore a 15 micron, siano biodegradabili e compostabili, con un contenuto minimo di materia prima rinnovabile di almeno il 40%, e che siano distribuiti esclusivamente a pagamento. Si punta così a reprimere pratiche illegali tanto dannose per l’ambiente come quella dell’uso, per eludere la legge sugli shopper, di diciture quali “sacchetti a uso interno”.

Quanto costano – Il costo di ciascun sacchetto varia da 1 a 3 centesimi e viene addebitato direttamente sullo scontrino.

Multe salate – Per chi contravviene la legge sono previste pesanti multe. Un sacchetto utilizzato nei reparti gastronomia, macelleria, ortofrutta, etc., che con diciture o in altro modo tentasse di porsi al di fuori della normativa, rappresenterà un’elusione di legge per la quale scatteranno sanzioni da 2.500 euro fino a 100.000 euro se la violazione del divieto riguarda ingenti quantitativi di borse di plastica oppure se il valore delle buste fuori legge è superiore al 10% del fatturato del trasgressore.

Si possono riutilizzare? – Al momento, per motivi igienici, non è possibile riutilizzare un sacchetto portato da casa. Anche se il problema si può superare con una circolare ministeriale (Ambiente e Salute) che permetta in modo chiaro, a chi vende frutta e verdura, di far usare sacchetti riutilizzabili, come ad esempio le retine, pratica già in uso nel Nord Europa. In questo modo, si garantirebbe una riduzione del consumo dei sacchetti di plastica, anche se compostabile, come già fatto con quelli per l’asporto merci che, grazie al bando entrato in vigore nel 2012, sono stati ridotti del 55%.

Su questo punto il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti fa sapere: «Stiamo verificando con il ministero della Salute la possibilità di consentire ai consumatori di usare sporte portate da casa in sostituzione dei sacchetti ultraleggeri, convinti come siamo che il miglior rifiuto è sempre quello che non si produce».

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

  • angelo de ruvo 9 Gennaio 2018

    salve io non ho comprati piu’ ne frutta ne verdura da quando e uscita la legge minimo o risparmiato 30 euro minimo da quando e uscita la legge faccio almeno cosi la robba sale di prezzo perche le devono gettare via a rifiuti per 0.2 secentesimi avra un calo di vendite del minimo del 40% grazie hai politici

  • Luciano 4 Gennaio 2018

    Il discorso del sacchetto di per sè non è una tragedia. Ma esso si va ad assommare alle decine di microspese ed aumenti tutti e sempre a carico del consumatore. E i maggiori riguardano i rifiuti e le tasse annesse alla loro gestione che si assommano a rincari luce, gas, autostrade, sanità etc. ritengo che una soluzione corretta per i sacchetti sarebbe di diminuire il packaging complessivo che se da un lato protegge, dall’altro è divenuto un problema davvero enorme.