Riconoscete tutto al “poltronista” Alfano, ma non l’onore delle armi

7 Dic 2017 18:29 - di Lando Chiarini

Abbiamo orrore per il “calcio dell’asino”, ma neppure ci convince l’onore delle armi che si rende in queste ore ad Angelino Alfano manco avesse appeso le scarpette al chiodo al culmine della sua carriera e non, com’è evidente, sol perché ha capito che “nun c’è più trippa pe’ gatti”. È il solito malcostume italico, sempre in oscillazione tra due estremi e quasi mai capace di sagomare un giudizio netto ed equo. L’annuncio di Alfano di non ricandidarsi alle prossime politiche va preso per quello che è: l’esito del calcolo drammatico di un simil-leader che aveva puntato tutte le sue fiches su Matteo Renzi credendolo un purosangue quando invece si è rivelato un ronzino. Esattamente come lui, ma con l’aggravante dell’arroganza e dell’antipatia. E poiché l’altra strada – il ritorno da Berlusconi – risultava ormai del tutto impraticabile, all’onorevole Angelino non è rimasto altro che arrendersi e uscire a mani in alto dall’arena politica. Questo è tutto. E davvero non ci sembra sufficiente a tributargli onori particolari nel giorno dell’addio. Tutt’altro: Alfano ha incarnato il prototipo del politico flessibile, indifferente ai contenuti, metà uomo e metà poltrona. Ne ha occupate ben tre, e tutte di prima fila nella gerarchia istituzionale: Giustizia, Interni, Esteri. Un filotto mai riuscito prima neppure al divo Giulio (Andreotti), uno che sulla cadrega c’era praticamente nato avendo ottenuto il suo primo incarico a soli 28 anni. Se un merito ad Alfano va riconosciuto, è quello di aver evitato l’accanimento terapeutico nei confronti del suo partitino – Alternativa Popolare – in realtà nato morto. Non è poco. Il suo abbandono, infatti, lascia ora liberi gli altri di accasarsi dove meglio credono. C’è chi appodererà a destra e chi riprenderà un mesto ritorno a casa confidando nella benevolenza del padrone. Gli uni e gli altri – ne potete star certi – faranno a gara a chi peggio sparlerà del loro antico nume tutelare dimenticando i bocconi amari e le magre che ha dovuto sopportare per tenerli inchiodati sulle rispettive poltrone. E buon per lui se così sarà. Sarebbe infatti l’unico baluginìo capace di illuminare di qualche grandezza la vicenda, piccola piccola, del (politicamente) fu Angelino Alfano.

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