Missili e satelliti, come funziona lo scudo americano anti-Kim

2 Dic 2017 9:13 - di Gabriele Alberti

Attacco e difesa. Cresce la minaccia balistica e nucleare nordcoreana con il lancio dell’ultimo missile intercontinentale, l’Hwasong-15 e gli Stati Uniti stanno potenziando le difese anti missile. La Casa Bianca ha infatti recentemente inviato al Congresso la richiesta per un supplemento di 6 miliardi al bilancio Difesa 2018. Fondi aggiuntivi che servono, tra le altre cose a potenziare la difesa antimissile. Ma in pratica quali sono queste difese anti missile e dove sono posizionate? Come funziona lo scudo anti-Kim? Esiste davvero? In verità le attuali difese, spiegano gli analisti, non sono assolutamente concepite per contrastare quelle che sono definite come, ‘forze strategiche stabilite’, Russia e Cina, alle quali ora si aggiungerebbe anche la Nordcorea e potenzialmente l’Iran.

Due basi anti-missile Usa: basteranno?

Gli Usa nell’ipotesi che si verificasse uno scenario da giorno del giudizio, lanci multipli in ‘First’ e ‘Second strike’ di missili balistici intercontinentali, non sarebbero in grado di difendere il territorio americano. Non esiste infatti uno scudo di difesa antimissile in grado di azzerare una minaccia lanciata da una potenza nucleare. Esistono invece basi antimissile che fanno parte del ‘Midcourse Ground-based Defense’. Ebbene, una di queste basi si trova in Alaska, parliamo del blindatissimo sito di Fort Greely.

La seconda base invece si trova a Vandenberg, California. Le due basi appunto fanno parte del ‘Midcourse Ground-based Defense’, sistema che assicura la difesa del territorio americano contro missili balistici, compresi missili balistici intercontinentali, come l’Hwasong-15 nordcoreano, garantendo ‘l’intercetto’ durante la loro traiettoria. Ma tutto questo ribadiscono gli analisti, non basterebbe a fermare in seconda battuta il lancio di missili in sequenza. La Missile Defense Agency, in risposta alle critiche, ha però affermato che ‘il Ground-based Midcourse Defense’ si sta affinando per affrontare una minaccia in via di sviluppo”.

Missili intercettori

Cosa comunque troviamo in queste due basi? Fort Greely e Vandenberg. Troviamo GBI. I GBI sono missili intercettori, l’ultima linea difensiva, per esempio contro i nordcoreani. Ogni missile balistico intercontinentale di Kim Jong-un può essere intercettato da 4 o più GBI. Per aumentare le probabilità di intercettare un missile, secondo uno studio del Center for Strategic and International Studies, sarebbero però necessari 80 intercettori terrestri entro il 2020, con ulteriori postazioni di fuoco nella East Coast. Altro anello forte della difesa antimissile Usa sono gli SM-3 Block IIA, gli Standard Missile 3 sono gli ultimi derivati della famiglia di missili SAM, la difesa navale statunitense nata negli anni ’60. Sono antimissili balistici, con gittata elevata e una testata cinetica ad autoguida. Questi missili andranno a bordo delle navi AEGIS, in particolare quelle di stanza nel teatro Asia-Pacifico.

Le navi Aegis

Il sistema Aegis è un sistema di combattimento integrato per unità navali che utilizza antenne piane a scansione elettronica per la scoperta e l’inseguimento dei bersagli, con elaborazione dei segnali affidata a potenti processori ai quali possono essere asserviti anche gli altri sensori di bordo e i sistemi d’arma presenti sulla nave. Va detto infine che la difesa missilistica statunitense è strutturata su una rete globale di sensori per individuare e tracciare qualsiasi lancio contro obiettivi americani. La copertura si basa su diversi siti sparsi per il mondo e nello spazio con i satelliti. La rete in orbita è composta dal Defense Support Program e Space Based Infrared System. Sulla terra i radar. Si tratta di radar di allerta precoce collocati in Alaska, Groenlandia, Gran Bretagna, Qatar, Taiwan e Giappone. Analisi, satelliti, tattiche, calcoli balistici. Prove generali di guerra? Questo non lo sappiamo. Sappiamo però che in caso di una guerra atomica l’apocalisse sarebbe molto vicina.

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