Siamo alla follia: in Italia “fecondazioni fai-da-te” con rapporto sessuale

29 Nov 2017 10:16 - di Milena De Sanctis

In Italia spunta la fecondazione fai-da-te. In rete spopolano gruppi di uomini pronti a regalare il proprio seme con “metodo naturale”, ovvero attraverso rapporto sessuale. C’è chi è incentivato dal rimborso spese che può essere più o meno alto. E chi, come il fondatore del gruppo Facebook Donatori di seme Emilia Romagna – Bologna e dintorni, nome in codice Donato Re, racconta di farlo per missione e afferma: «Sono l’unico donatore di seme privato, serio, in Italia e che porta avanti questo progetto con continuità e impegno». E in un’intervista all’Adnkronos accetta di spiegare come funziona. «Ho superato, da non molto, i 36 anni». E ha cominciato a donare il seme «da quando ne avevo poco più di trenta». Le donne che si rivolgono a lui «hanno un’età che può variare da poco meno di trent’anni fin oltre la soglia dei quaranta però mai, a memoria, oltre i quarantacinque».

L’accordo

«Attraverso Facebook o mail anche se io prediligo il contatto umano e spiegarmi, confrontarmi telefonicamente. Sono anche favorevole a conoscere di persona, in un luogo pubblico la ricevente, prima di una eventuale donazione. La mia disponibilità nelle fasi preliminari, chiamiamole così, è a 360 gradi». E spiega di offrire garanzie a livello sanitario e di non aver «mai aiutato persone della mia stessa città. Perciò la base d’appoggio è una pensioncina non lontana da dove abito io (quindi comoda a livello logistico anche per me), né lontana da un casello autostradale facilmente raggiungibile. Può capitare, a volte, se sono necessari più mesi per ottenere la gravidanza e si instaura confidenza (non userei la parola amicizia, comunque cordialissimi rapporti), anche per evitare le spese della camera della pensione, che l’incontro avvenga a casa mia (vivo da solo e, specifico, in un condominio in zona cittadina, non in un qualche casolare isolato sperduto nelle nebbie e nelle campagne padane); ma è una ipotesi piuttosto rara, in quanto tengo saldamente alla mia privacy e anche all’anonimato di donatore».

Ecco come funziona la donazione nel dettaglio

«La ricevente si impegna a individuare al meglio, con scrupolo, la propria “finestra fertile” e in particolare il cosiddetto picco di fertilità, o picco ovulatorio, attraverso la conoscenza del proprio corpo (segnali fisici come l’aumento del muco cervicale) o, ancor meglio, con l’ecografia/monitoraggio del ginecologo per l’individuazione della maturazione follicolare, il tutto accompagnato da stick ovulatori acquistabili in farmacia. Quando la ricevente è quasi nel picco ovulatorio, ci incontriamo, se ha disponibilità di tempo anche per due o tre giorni consecutivi. Premetto che il mio lavoro da libero professionista e il mio status civile (non sposato, né fidanzato) mi garantiscono di poter offrire alle riceventi ampia disponibilità di tempo nell’arco delle 24 ore, secondo le loro esigenze di famiglia e/o lavoro. Tecnicamente parlando l’atto della donazione avviene o tramite consegna di un barattolo (di quelli monouso da 100 ml col coperchio azzurro o rosso, per la raccolta delle urine) con il seme, e in seguito la ricevente tramite una siringa senza ago da 10 cc aspira il seme dal contenitore e lo inietta lentamente (spruzzarlo sarebbe sbagliato) il più in profondità possibile vicino alla cervice (la consegna del barattolo avviene al di fuori della stanza della pensione, e il liquido va iniettato una volta ben fluidificato dopo circa un 15 minuti dalla consegna); oppure può avvenire – la metodologia la sceglie esclusivamente la ricevente senza imposizioni da parte mia – con una donazione “al naturale”: non siamo completamente nudi, la donna scoperta solo nel ventre (il petto è coperto, ovviamente) e io deposito il seme al suo interno, tramite veloce penetrazione, giusto il tempo di finalizzare la donazione, senza richieste di essere toccato o accarezzato, né baci o atteggiamenti ambigui. Nulla di passionale, o di ambiguo, ma puro atto non direi meccanico, perché in fondo è tenero, umano, ma “professionale” e serio. Dopo la donazione aiuto la ricevente a tenere le gambe sollevate con un cuscino o due sotto la schiena. Assumere questa posizione dopo la donazione è consigliabile anche nel caso di donazione con il barattolino e la siringa. Io mi mantengo disponibile anche a effettuare 2 o 3 donazioni per ogni ovulazione della ricevente».

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