“Election day”, è scontro. La sinistra tifa per il rinvio chiesto da Berlusconi

23 Nov 2017 15:54 - di Michele Pezza

Com’era prevedibile, la tempistica della sentenza di Strasburgo su Silvio Berlusconi condiziona il confronto politico sulla data del voto. Forza Italia è attestata a difesa del solco tracciato dal suo leader: elezioni a maggio accorpando politiche, comunali e regionali di Lazio, Lombardia e Molise con notevole risparmio per l’erario. E così anche i suoi alleati del Gal, a nome dei quali è intervenuto il senatore Paolo Naccarato. Proprio quest’ultimo ha stimato in 500 milioni il risparmio dell’election day. Ma non è difficile scorgere in questa posizione la necessità del Cavaliere di prendere tempo nella speranza che, nell’attesa, la Corte europea gli restituisca la piena agibilità politica.

La Meloni: «Sì all’election day. Ma a marzo»

Va colta in questo senso la “provocazione” di Giorgia Meloni quando dice in una conferenza stampa che «l’election day va pure bene, se vogliamo puntare al risparmio, ma non a maggio, a marzo». Gli italiani, ha aggiunto la leader di FdI-An «non vogliono dare a questo governo altri tre mesi». Non foss’altro perché, puntualizza la Meloni, sono ben noti gli obiettivi di un eventuale prolungamento della legislatura: «Ius soli e biotestamento». Indica addirittura la data utile per il voto (quella del 4 marzo) il candidato premier del M5S Luigi Di Maio. Il grillino è preoccupato per i rilievi mossi dalla Commissione europea alla manovra finanziaria del governo Gentiloni. I nostri partner l’hanno giudicata «insufficiente» e perciò bisognevole di una correzione di circa 5 miliardi di euro: «Non vorrei – dice infatti Di Maio – che i partiti politici utilizzino questa opportunità per spostare ancora avanti le elezioni politiche».

Renzi ha bisogno di tempo (ma non lo dice)

Chi, invece, non sembra appassionarsi al dibattito sull’election day è la sinistra. Tuttavia, quella dei vari Renzi, Bersani e Pisapia non è indifferenza bensì ascolto attento e interessato. Pd e compagni hanno un maledetto bisogno di tempo per trovare un’intesa che consenta loro di presentare candidature comuni nei collegi uninominali. In realtà, sono i primi a tifare perché, almeno questa volta, a spuntarla sia proprio Berlusconi.

 

 

 

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