Sanità, a sinistra un triste mercato di voti sul superticket. Sulla pelle dei cittadini
Se vi siete mai chiesti come mai, quando andate a fare un esame, vi spiegano che vi conviene farlo sotto forma privata piuttosto che utilizzando la ricetta, sappiate che questa è solo una delle nefaste conseguenze dell’introduzione del superticket sulle ricette voluto dall’altrettanto nefasto governo Monti. Una stangata che riguarda tutti, ogni qual volta facciamo una visita, visto che la “tangente” dello Stato si aggira dai 10 alle 15 euro, con costi che possono arrivare fino a 36,50 euro come tetto massimo in caso di più fustelle. Ebbene, su quel superticket si sta giocando la sopravvivenza del governo Gentiloni, in queste ore, con la sinistra di Bersani e Pisapia, guidata da Mdp, che minaccia di non votare la manovra se non dovessere essere ritoccata quella “tassa”sulle ricette. Un improvviso ritorno di attenzione, come mai?
Il superticket “elettorale” di Renzi e Bersani
E il governo che fa? Prima prova a guardare a destra, cercando di raccattare voti tra i verdiniani, poi fa finta di accogliere la proposta del Mdp presentando una risoluzione di maggioranza, di quelle che restano carta per tovaglie da stendere su tavoli di pizzerie romane. «Ci sono milioni e milioni di italiani che non hanno la possibilità di curarsi: bisogna intervenire su questo tema, in maniera forte e in discontinuità con il passato», ha riepilogato ieri Giuliano Pisapia all’uscita da Palazzo Chigi. Oggi è arrivata la pantomima finale, con la risoluzione di maggioranza (a firma Luigi Zanda del Pd, Laura Bianconi di Ap e Karl Zeller delle Autonomie) presentata al Senato alla nota di aggiornamento al Def in cui si impegna appunto il governo a “rivedere gradualmente il meccanismo del cosiddetto superticket al fine di contenere i costi per gli assistiti che si rivolgono al sistema pubblico”. Ecoc che la sinistra ha replicato a muso duro, facendo finta di non cedere: «Noi non modifichiamo il nostro atteggiamento. Se fosse bastato l’impegno nella risoluzione avremmo partecipato allora alle riunioni per la sua stesura. Vedremo se gli impegni saranno concretizzati negli atti della legge di bilancio».
Un vergognoso mercato delle vacche e dei voti sulla pelle dei cittadini, quando invece basterebbe trovare dei soldi (che anche la Lorenzin chiede invano) per la sanità e ritoccare, a prescindere dagli interessi di Gentiloni e Renzi, quell’assurda gabella che colpisce come al solito i più poveri e i meno in salute. A proposito: alla fine la variazione del Def, al Senato, è passata: avevate qualche dubbio?