L’Islanda domani al voto: lotta tra destra e sinistra con l’incognita Pirati
Domani si voterà in Islanda, nazione alla periferia dell’Europa, ma tuttavia inserita nelle organizzazioni sovranazionali, compresa la Nato, che da anni è in profonda crisi economica e politica. L’Islanda conta poco più di 300mila abitanti, che sono stati chiamati alle urne appena un anno fa a causa della caduta del governo precedente per la crisi della coalizione. Ora il primo ministro Bjarne Benediktsson ha indetto le elezioni anticipate. Ci sono stati anche scandali finanziari e persino scandali legati alla pedofilia, ma in Islanda la grande crisi iniziò, come dappertutto, nel 2008, con il crollo delle banche. L’Islanda infatti all’inizio del Terzo Millennio si è trasformata da un Paese che viveva di pesca a un Paese che offre servizi finanziari. Se la giocheranno domani il Partito per l’Indipendenza, di centrodestra, il Movimento Verde, di sinistra, e Alleanza, pario liberale filoeuropeista; ci sono poi altri partiti, come quello cosiddetto dei Pirati, di ispirazione svedese nonché grillina, che potrebbe prendere anche il 10 per cento, a fronte del 20/25 degli altri due partiti citati. C’è poi un partito di nuova formazione, di estrema destra, il Fronte nazionale islandese, che rappresenta un’incognita. Va detto che l’Islanda si sobbarca la sua quota di immigrati poiché aderisce a Schengen. L’Islanda è indipendente dal 1944 (dalla Danimarca), dopo il referendum in cui oltre il 90 per cento della popolazione si schierò per la secessione.