Pensioni, è beffa: l’assegno sarà più basso. Ecco cosa accade

29 Set 2017 19:01 - di Redazione

In pensione dal 2019 a 67 anni. È lo scenario di cui si sta parlando da mesi, al quale si aggiunge un ulteriore tema: quello dell’ipotesi di una riduzione dell’assegno. Chi andrà in pensione tra due anni dovrebbe aspettare 5 mesi in più di quanto non accada oggi (66 anni e 7 mesi dal 2018). Inoltre, a parità di età di uscita e considerando i recenti dati sulla speranza di vita – che aumenta secondo il rapporto Istat “Anziani: le condizioni di salute in Italia e nell’Unione europea” (gli anziani laureati possono aspettarsi di vivere 20 anni contro i 17,8 di un coetaneo con licenza elementare) – un pensionato potrebbe vedersi tagliare la prestazione pensionistica di qualche punto percentuale.

Pensione sostenibile 

Nei mesi scorsi, la Ragioneria dello Stato aveva parlato di requisiti minimi “coerenti con le esigenze di equilibrio finanziario del sistema pensionistico”, definendoli “condizione irrinunciabile ai fini del perseguimento della sostenibilità” e “misura più efficace per sostenere il livello delle prestazioni, in un contesto di invecchiamento della popolazione”.

Coefficienti

Questi requisiti minimi vanno così ad incrociarsi con la speranza di vita, finendo per incidere anche sui coefficienti di trasformazione. Ovvero quei valori, si legge sul sito Inps, che “concorrono al calcolo della pensione con metodo contributivo. Grazie a questi valori il montante contributivo versato dal lavoratore durante la sua vita lavorativa viene trasformato nella pensione annua”.

Le variazioni

“I coefficienti di trasformazione variano in base all’età anagrafica del lavoratore nel momento in cui consegue la prestazione previdenziale, a partire dall’età di 57 anni fino ai 70 anni” fa sapere l’Istituto. Quindi “maggiore è l’età del lavoratore, più elevati risulteranno anche i coefficienti di trasformazione”.

Riforma Fornero

Ma va anche detto che, a seguito della riforma Fornero del 2011, tali coefficienti vengono aggiornati ogni triennio, in corrispondenza dello scatto degli adeguamenti alla speranza di vita. Dal triennio 2010-2012 passando per il 2013-2015 finendo per quello in vigore oggi, il coefficiente di trasformazione è diminuito ad ogni aggiornamento.

Rischio crac 

Già ad inizio agosto era arrivato l’allarme dalla Ragioneria dello Stato: secondo un rapporto sulle tendenze di medio-lungo periodo del sistema, infatti, con il rinvio dell’aumento dell’età pensionabile si rischia il crac. Dunque, un cambiamento è necessario. Del resto, la Ragioneria ha anche sottolineato che “il processo di elevamento dei requisiti minimi e il relativo meccanismo di adeguamento automatico previsto dalla normativa vigente” in materia di pensioni, “sono stati valutati con estremo favore dagli Organismi internazionali e, in primo luogo, in ambito europeo”.

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