L’elettricità? Non è necessaria, serve a «procurare agi». Parola di Cassazione
L’energia elettrica? Non è indispensabile per vivere. A decretarlo è stata la Corte di Cassazione, che ha confermato così la condanna per furto di una donna pugliese che si era allacciata abusivamente alla rete dell’elettricità.
La donna condannata per furto di elettricità
La donna aveva giustificato il suo gesto con la condizione di necessità: aveva detto di essere una sfrattata, senza lavoro e con una figlia incinta e di non avere i soldi per pagare la bolletta. Circostanza, quest’ultima, che per i giudici della suprema Corte non può essere considerata una scusante. Anche perché, scrivono gli ermellini, l’elettricità non è un servizio necessario, ma qualcosa che serve a procurare «agi e opportunità». Dunque, averla non è poi indispensabile. Anche perché, teorizzano di giudici di Cassazione, non averla non comporta pericoli o rischi di danni gravi per la persona.
La povertà non è una attenuante
Dunque, nessuno spazio per la domanda di clemenza avanzata dalla donna pugliese alla luce delle sue condizioni «precarie e faticose» e della condizione di indigenza, aggravata dallo stato di gravidanza della figlia. L’unica attenuante riconosciuta è stata quella legata al fatto che, per l’allaccio abusivo, non è stato rotto o deviato il cavo. Inoltre, la donna è stata anche condannata a pagare 2mila euro di multa alla cassa delle ammende perché i motivi del suo ricorso sono stati giudicati pretestuosi.