Tutte le verità sui profughi che la Boldrini & Company nascondono
C’è una verità sui profughi che la sinistra fa finta di non conoscere ed è drammatica. I sostenitori dell’accoglienza senza frontiere dei profughi africani ignorano (o fanno finta) che la valuta con cui costoro pagano i voucher di viaggio è il sesso delle loro donne: mogli, figlie, sorelle e madri sono infatti concesse in leasing mensili per pagare le diverse tratte dall’Africa profonda. Lo scrive Paolo Guzzanti sul Giornale. Fino all’ultima cambiale per gli scafisti libici. Dal Ciad, dal Niger, dalla Nigeria e tutta l’Africa subsahariana, ricostruisce Guzzanti, si muovono masse che viaggiano pagando pedaggio a catene di bordelli gestiti spesso dagli stessi clan dei familiari sfruttati e dalle organizzazioni terroristiche che impongono il dazio sull’esodo in sintonia con le disumane organizzazioni umanitarie.
Profughi e l’alibi del buonismo “integrale”
Peccato che la stampa italiana politicamente corretta, si legge ancora sul Giornale, diversamente da quella francese americana e inglese, non abbia spedito colonie di cronisti a vivere lungo le angosciose rotte migratorie dei bordelli, delle oasi e dei deserti, quelle del più infame caso di schiavitù femminile della storia. È un caso di fronte al quale è molto redditizio chiudere gli occhi perché l’alibi del buonismo integrale è di pronto incasso. Così com’è di pronto incasso – in miliardi di euro – la catena di convenzioni, sovvenzioni, appalti e ripartizioni della carne umana da cui si generano profitti sostenuti da opportunismo politico e complicità mediatiche. Le donne, conclude Guzzanti nella sua ricostruzione, pagano il conto più alto in termini di dignità, salute e sottomissione al crimine, ma lo stupro dell’Africa non esisterebbe senza lo stupro della verità.