La minaccia di Haftar alle navi italiane e la figuraccia del nostro governo

3 Ago 2017 12:52 - di Redazione

Altro che “infondata“. La minaccia di Haftar all’Italia c’è stata ed è stata ribadita dall’uomo forte di Tobruk. I Fatti: il generale libico Khalifa Haftar, a capo dell’esercito che controlla l’est del Paese, ha impartito l’ordine di bombardare le navi italiane che sconfineranno nelle acque territoriali libiche. Fonti governative italiane hanno giudicato “inattendibile” e “infondata” la notizia, ma lo stesso Haftar, in un colloquio con il ‘Corriere della sera‘, ha confermato la minaccia di bombardare le navi italiane o di altri Paesi se entreranno nelle acque libiche senza autorizzazione. Una figuraccia per le “fonti governative”.

L’avvertimento del rivale del premier libico Fayez al-Sarraj, che parla della missione italiana come di “un’interferenza” sembra quindi farsi concreta di ora in ora. Ma come si è arrivati a questa situazione e perché l’ex sostenitore di Gheddafi, l’uomo forte della Cirenaica, si è detto pronto a un attacco? Per capire meglio cosa sta accadendo tra Italia e Libia bisogna fare un passo indietro.

AL-SARRAJ E HAFTAR, DUE LEADER IN LIBIA

Tripoli è preda di violenti scontri, da parte di milizie laiche e islamiche che sono favorevoli al governo, ma non si riconoscono la loro posizione nei riguardi di Haftar. Nel dicembre 2015, a Skhirat, in Marocco, i rappresentanti del Congresso di Tripoli e della Camera di Tobruk firmano un accordo per formare un governo di accordo nazionale, sotto l’egida dell’Onu. Fayez al-Sarraj viene nominato primo ministro del nuovo governo di unità nazionale a Tripoli, mentre Haftar controlla la Libia dell’Est, la Cirenaica, ed si allea con la Russia.

IL FACCIA A FACCIA ALL’ELISEO

La settimana scorsa il presidente francese Emmanuel Macron invita a Parigi al-Sarraj e e Haftar per tentare una mediazione tra Tripoli e Bengasi. Un vertice che va in scena nel castello di La Celle Saint Cloud, vicino Parigi, nel corso del quale i due leader si impegnano a rinunciare alla lotta armata – salvo quella contro i gruppi terroristici – e ad avviare un processo di cessate il fuoco, con l’accordo poi di andare verso un processo elettorale in Libia la prossima primavera nel contesto dell’accordo Onu di Skhirat.

LA RICHIESTA DI AIUTO 

Tuttavia, all’indomani del faccia a faccia tra il generale che guida l’esercito nazionale e al-Sarraj, quest’ultimo fa appello al premier Paolo Gentiloni, indirizzandogli una lettera nella quale chiede al governo italiano un sostegno con unità navali per contrastare gli scafisti. La missione, che mira a dare supporto logistico e tecnico alla Guardia costiera libica, si svolgerà in acque libiche con navi italiane.

OK ALLA MISSIONE

La richiesta di Sarraj viene accolta dal governo e il Parlamento approva con la risoluzione di maggioranza la missione navale di supporto della Guardia costiera libica, decisa la scorsa settimana dal Consiglio dei ministri. Nella stessa giornata, la nave Comandante Borsini, già impiegata nell’ambito del dispositivo dell’operazione ‘Mare Sicuro’, entra nelle acque territoriali libiche, dopo aver ricevuto le necessarie autorizzazioni, facendo rotta verso il porto di Tripoli.

LE NAVI ITALIANE IN LIBIA

 A cercare di spiegare come si muoveranno le navi italiane in Libia è stata la ministra della Difesa, Roberta Pinotti. “Le autorità libiche ci hanno richiesto di operare anche nelle loro acque territoriali e nei loro porti, per svolgere le nostre funzioni di supporto” ha detto qualche giorno fa Pinotti, spiegando che il compito assegnato per l’invio di navi italiani sarà quello di “assicurare un sostegno di natura logistica, tecnica e operativa alle unità navali libiche, accompagnandole e sostenendole mediante attività congiunte e coordinate e assicurando il mantenimento o il ripristino dell’efficienza degli equipaggiamenti”. Tutte le attività, inoltre, ha precisato la ministra, “si svolgeranno sulla base delle esigenze formulate dalle autorità libiche e quindi nel più stretto coordinamento e le unità navali impiegate in Libia saranno tratte dal dispositivo nazionale ‘Mare Sicuro’, già operativo nelle acque internazionali”.

LA REAZIONE DI HAFTAR

Nonostante l’Italia abbia chiarito più volte che si tratta di una missione di supporto logistico e tecnico, Haftar non ha gradito quello che ha giudicato “un’interferenza”, arrivando a minacciare bombardamenti alle navi italiane. Anche il figlio di Gheddafi, tornato da poco in libertà, si è schierato con il generale. “Gli italiani stanno ripetendo lo scenario della Nato, provocando i sentimenti dei libici – ha detto Sayf al-Islam Gheddafi, secondo una fonte citata da Libya 24 Tv – il loro amore per la patria, con l’invio di navi da guerra che violano la sovranità della Libia a causa della condotta irresponsabile di alcuni funzionari libici”. La politica italiana sulla Libia, ha rimarcato l’erede politico di Gheddafi, è una “politica nostalgica della visione coloniale e fascista che considerava le coste di Tripoli come una colonia di Roma”. Amen.

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

  • Pino1° 17 Marzo 2018

    ‘Gianni e Pinotto’, sono saltimbanchi tutti e si fanno prendere per il c….o dal mondo !!!!!! Basta femminucce, finocchetti, clericali perbenisti con il fondo schiena nostro BASTA ! Maledetti quelli che votano questa spazzatura, non leggono, non capiscono, rubano solo sussidi di stato, Haftar era l’uomo di fiducia di Gheddafi ed anche lui ha rischiato di condividerne la fine,, la Francia e lInghilterra ci hanno asfaltato moralmente materialmente economicamente con il bambino fiorentino che non ascoltava i nostri servizi ma le richieste inglesi ! MALEDETTI !!! Cosa pensano questi dementi, che un uomo come Haftar che ha visto gli italiani abbandonare una nazione, LA SUA, che doveva essere non solo amica ma di massimo rispetto, aiutando ad uccidere Gheddafi (per carità le mani le hanno fatte sporcare ai libici e non solo loro, i contrari a gheddafi che aveva stretto accordi di ferro con l’Italia ) l’mi5 e l’intelligence della legione erano sulla sabbie libiche da oltre sei mesi e TUTTI lo sapevano, guarda caso tranne i nostri delinquenti governanti ? Non proseguo altrimenti mi mandano la digos a casa ! Leggete -per chi ha qualche neurone nella scatola cranica – i relata difesa americani che uscivano già dall’anno prima !!