Soldati italiani in Siria: ma il legittimo governo di Damasco che ne dice?

12 Lug 2017 15:59 - di Giovanni Trotta

L’Italia è pronta ad andare a Raqqa se cambieranno le condizioni politiche. Lo dice Roberta Pinotti, ministro della Difesa, in un’intervista a La Stampa. “Per allargare la nostra azione bisognerà vedere se si chiarisce la questione politica in Siria – spiega -, quali truppe addestrare, e su che base. Nell’ambito di una possibile chiarificazione delle condizioni, le forze in campo, e il percorso politico, potremmo valutare un contributo”. Pinotti ricorda che “in Siria il mandato Onu di sconfiggere il terrorismo esiste, ma la situazione politica e confusa, non tutti considerano il governo legittimo”. Il ministro della Difesa spiega anche come verrà aiutata la stabilizzazione di Mosul: “Quando la zona est della città era stata liberata, avevo incontrato il premier Al Abadi. Mi aveva detto che una volta ripresa Mosul, era fondamentale garantire che non ci fossero comportamenti lesivi dei diritti delle varie etnie e religioni presenti. Era importante formare la polizia locale perché l’esercito riconquista le città, ma la polizia dà la sensazione della stabilità. Mattis ha ricordato che siamo il secondo contributore in Iraq. In questo ambito, senza modificare i numeri, possiamo immaginare rimodulazioni. Prima l’obiettivo principale era addestrare l’esercito; ora potremmo intensificare la missione dei Carabinieri per produrre numeri maggiori di polizia locale”. Tra gli addetti ai lavori c’è un certo scetticismo. “L’Italia non è mai stata coinvolta finora nelle operazioni in Siria. Evidentemente ora si ipotizza che, una volta caduta Raqqa, l’area possa essere messa sotto il controllo di una forza multinazionale. Da un punto di vista operativo e militare è uno scenario che si può anche prevedere, ma è molto difficile che si creino le condizioni politiche per l’invio di istruttori militari italiani in Siria”. A sottolinearlo è Gianandrea Gaiani, esperto di strategie militari e direttore di Analisidifesa, portale specializzato nei temi della difesa e della geopolitica, commentando l’intervistadel ministro della Difesa. In Iraq l’Italia è intervenuta per l’addestramento delle forze di sicurezza locali in chiave anti-Isis “su precisa richiesta del governo iracheno, bisogna vedere se la cosa potrà accadere anche in Siria, dove c’è un governo che non ha dato il consenso né ha richiesto alla coalizione internazionale di intervenire. Se ha bisogno di istruttori, è presumibile che Assad si rivolga all’Iran o alla Russia“.

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