Migranti, la Gabanelli si scopre “di destra”: «L’Italia aiuta solo gli scafisti»

5 Lug 2017 12:37 - di Monica Pucci

«Più metti in opera possibilità di salvataggio e più i trafficanti portano in mare un’umanità disperata e inconsapevole», ha detto Milena Gabanelli in un’intervista al Fatto Quotidiano, in cui coniuga le esigenze di solidarietà e di accoglienza con il realismo di un sistema “sbagliato a monte” che finisce per favore solo gli scafisti. Si scopre, forse a sua insaputa, un po’ “di destra” la Gabanelli, che ne ha per tutti: la popolare ex conduttrice di Report, anche nella conversazione con Radio Cusano Campus, sempre sugli stessi temi, va al punto cruciale. 

«Questa situazione è figlia del proprio egoismo personale e dei conti fatti in casa propria. Tutti i Paesi intorno a noi hanno condizioni geografiche favorevoli e le sfruttano. Sta a noi mettere in atto un’idea, un progetto che sia condiviso ma che sia concreto. Finora, a parte il grande attivismo del ministro Minniti che sta facendo il possibile per arginare all’origine i flussi dalla Libia, ma sono flussi organizzati da una potentissima industria armata che è quella dei trafficanti. Ma anche se si riuscisse a limitare i flussi, dobbiamo pensare a come organizzarli qui e a come ridistribuirli nel resto d’Europa. Il sistema della piccola accoglienza dei comuni è sbagliata, lì vengono mandate persone che non si sa se ne hanno diritto o meno, che non parlano nessuna lingua e però li devi integrare. Quindi il sistema è sbagliato a monte», dice la Gabanelli, che punta l’indice contro le Ong: «Le cooperative, le associazioni,  che non hanno personale qualificato e spesso neanche capisce quando c’è un inizio di radicalizzazione. Le associazioni devono fare solo un lavoro di supporto. Lo Stato deve prendere in mano la situazione, assumendo 30mila persone, organizzando grandi centri con grandi spazi, tutti devono essere occupati dalla mattina alla sera, facendo corsi di formazione, corsi di lingua, con tutta l’assistenza psicologica necessaria. E’ anche un investimento sul futuro, sociale ed economico. Se noi facessimo il lavoro sporco, ovvero l’identificazione e l’informazione, gli altri stati europei accetterebbero di prendere la loro quota di migranti. Il nostro attuale sistema di accoglienza non è organizzato in modo tale per cui puoi pensare di andare a battere i pugni a Bruxelles».

La giornalista di RaiTre ricorda che un ano fa lei aveva denunciato i pericoli di un’apertura incondizionata delle frontiere: «La situazione è drammatica, io un anno e mezzo fa avevo avvertito che i flussi sarebbero aumentati ma al Ministero mi guardarono come una pazza. Pensate che i trafficanti raccontano ai migranti che il Mediterraneo è un fiume, altrimenti avrebbero paura di partire».

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