Latina contesta la Boldrini. Fischi e slogan per lady Resistenza (video)
La palma della faziosità, neanche a dirlo, va a Repubblica. Ma non sono stati da meno neppure gli altri organi della “stampa indipendente” mentre i telegiornali hanno preferito “non vedere”. A leggere il quotidiano diretto da Mario Calabresi, la presidente della Camera Laura Boldrini il 19 luglio ha “semplicemente” scelto Latina per commemorare il venticinquesimo anniversario della strage di Via D’Amelio, dove persero la vita Paolo Borsellino e i cinque agenti della scorta. Tutto qua. La terza carica dello Stato ha preferito la trasferta nella città di Fondazione alle commemorazioni ufficiali di Palermo, dove la tradizionale fiaccolata per le vie del capoluogo siciliano ha ricordato il sacrificio del giudice Borsellino con tricolori e lo striscione “Paolo vive”.
La Boldrini in trasferta a Latina
«L’appuntamento – si legge ancora su Repubblica – si è incrociato con l’importante decisione della giunta di centrosinistra della città pontina di intitolare ai giudici Falcone e Borsellino il parco principale della città, ufficialmente denominato parco comunale, ma de facto ancora chiamato da molti (con tanto di provocatoria targa) parco Mussolini, in nostalgico omaggio alla prima intitolazione al fratello del Duce, Arnaldo». Si è incrociato? Nostalgico? Non una parola sulle polemiche che hanno preceduto il restyling toponomastico dell’area verde, non un rigo sulla strumentalizzazione degli eroi antimafia da parte della giunta di Latina, guidata dal sedicente “civico” Damiano Coletta, che a maggio (sotto braccio a Giuliano Pisapia) ha tirato fuori dal cilindro la proposta di cancellare l’intitolazione del parco ad Arnaldo Mussolini, il fratello giornalista del Duce, e di sostituirla con i due giudici antimafia. Un fuor d’opera studiato a tavolino: rimuovere un pezzo di storia della città di Fondazione riparandosi dietro lo scudo dei giudici assassinati dalla mafia. Avesse proposto Antonio Gramsci o Che Guevara la pillola sarebbe stata più indigesta. Ma chi avrebbe osato contestare la dedica a Borsellino e Falcone?
Fischi e slogan per lady Resistenza
Ma nei piani qualcosa è andato storto. Lady Montecitorio, accompagnata nella sua visita in pompa magna dalla presidente della Commissione Antimafia Rosi Bindi, non è stata accolta con il red carpet dai cittadini di Latina, che, tra rifiuti, degrado, colate di cemento e traffico, non sentivano proprio il bisogno della nuova intitolazione dell’area verde. Così la presidente della Camera ha dovuto più volte interrompere la sua litanìa resistenziale per la presenza di residenti arrabbiati per la beffa. Qualche slogan, molti fischi e l’inno di Mameli urlato a squarciagola. Ma per Repubblica diventa: «Una rumorosa e prolungata contestazione da parte di circa un centinaio di appartenenti a gruppi neofascisti…». L’ossessione di Emanuele Fiano non conosce confini. Peccato che all’ingresso del parco non si siano visti pericolosi fascisti né populisti agguerriti armati fino ai denti. Semmai, come dimostrano alcuni video sui social, gli agenti addetti alla sicurezza hanno tentato di impedire ad alcuni ragazzi di CasaPound (che nella notte avevano riempito i muri di Latina con manifesti goliardici) di entrare nell’area verde letteralmente blindata. I ragazzi di Gioventù nazionale, l’organizzazione under 30 di Fratelli d’Italia, hanno preferito depositare un mazzo di fiore in ricordo di Paolo Borsellino davanti al tribunale di Latina. «Nessuna contro-manifestazione per due ottime ragioni – spiegano – la prima perché non ci piace manifestare “contro” ma “per” qualcosa, la seconda perché ci saranno altre occasioni per approfondire la storia della nostra città senza nessuna strumentalizzazione. Anniversari come la strage di via D’Amelio e quella di Capaci non possono essere piegati all’interesse di partito». Prima della deposizione, sono state lette alcune testimonianze tratte dal volume Il profumo della libertà“. Solo sul finale la Boldrini ha tentato goffamente di sedurre la platea: «Colgo l’occasione della mia presenza a Latina per ribadire ancora una volta che io non ho mai detto che vadano eliminati o abbattuti monumenti e opere d’arte realizzati durante il ventennio. Qualcuno sarà deluso, ma io non l’ho mai detto. Si tratta di bufale, di assurdità inventate, di menzogne…». Ma c’è di più, per la stampa indipendente, la dedica ad Arnaldo Mussolini sarebbe un falso storico. Una leggenda metropolitana. Eppure le carte dimostrano che il parco è stato intitolato al fratello del Duce dal 1938 al 1943, quando, dopo la caduta del fascismo, il Podestà dell’epoca si precipitò a cancellare le prove del “misfatto” cambiando il nome in Parco Comunale. Negli anni ’90 il sindaco Ajmone Finestra riassegnò il nome del parco ad Arnaldo Mussolini. Ma l’amatissimo sindaco di Latina, l’ex ragazzo di Salò che nel ’93 strappò la città a cinquant’anni di regime democristiano, non ultimò gli attivi burocratici. L’unica certezza oggi è che l’attuale sindaco, Damiano Coletta, ha calato la maschera del “cardiologo prestato alla politica”, equidistante dalla destra e dalla sinistra. E che è tornato a dividere la città tra guelfi e ghibellini.