Fincantieri, il governo ora parla di «dignità». Calenda: «Non arretriamo»
Il governo italiano punta i piedi sulla vicenda Fincantieri: «Non c’è verso che noi accettiamo il 50% dei cantieri Stx, ovvero meno di quello che avevano i coreani. C’è una questione di rispetto e di dignità». A dirlo è stato il ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, nel corso di un incontro del movimento “Forza Europa”, il movimento europeista promosso da Emma Bonino e dal sottosegretario agli Esteri Benedetto Della Vedova.
Calenda: «Non ci muoviamo di un millimetro»
«Abbiamo detto ai francesi: signori, volete nazionalizzare? È nei vostri poteri, ma noi non ci muoviamo e non ci muoveremo di un millimetro», ha proseguito Calenda, sottolineando che «a quella fesseria non si risponde con una fesseria più grossa, ovvero nazionalizzando la Telecom». Il governo italiano, dunque, cerca di tenere il punto, ma la vicenda Fincantieri affonda le radici in una debolezza politica che non si risolve dall’oggi e domani. A sottolinearlo è stato l’ex ministro dell’Economia Giulio Tremonti, in una intervista sul Corriere della Sera. «L’operazione Fincantieri-Stx è nata sotto due governi deboli, quello di Renzi, e non c’è neppure bisogno di spiegare perché, e quello di Hollande, giunto a fine corsa. Poi i rapporti di forza sono cambiati e hanno determinato la crisi che c’è adesso», ha sottolineato l’ex ministro dell’Economia.
Tremonti: «Governi deboli dietro la vicenda Fincantieri»
«È già successo in passato: se hai un governo debole non puoi pensare di vincere», ha sottolineato Tremonti, secondo il quale «in Europa il limite alle acquisizioni dall’estero di aziende strategiche, a tutela dell’interesse nazionale e sociale, dovrebbe essere esercitato verso i Paesi extraeuropei, come la Cina, non contro altri Paesi Ue». «Ciò che sta avvenendo è assolutamente non europeo», ha commentato Tremonti, sottolineando che, tra l’altro, «non è la prima volta da parte della Francia». «Arrivando a oggi e avendo l’Europa una configurazione più economica che politica, la divisione del potere è in atto con la “assegnazione” di quello che in gergo diplomatico si definisce un “cortile di casa”. Alla Germania nell’area dell’Est e qualcosa in Spagna, alla Francia – ha concluso Tremonti – l’area italiana».