Trump: “I tedeschi? Cattivi. Comincino a pagare ciò che devono alla Nato…”
Arriva l’onda lunga di Bruxelles e Taormina: la cancelliera tedesca Angela Merkel ricorre all’anti-trumpismo esapserato nella speranza di raccattare voti per vincere le elezion i tedesche. E per ora la strategia ha sortito un certo successo: articoli, copertine, trasmissioni tv, l’andare a faocre del politically correct paga sempre nel breve termine. Il problema sorgerà quando la politica fiscale e industriale di Donald Trump comincerà a sortire i suoi di effetti. Intanto diamo addosso all’uomo nero. È ovvio che Trump non può subire gli attacchi tedeschi senza reagire: “Abbiamo un enorme deficit commerciale con la Germania, in più pagano molto meno di quello che dovrebbero sulla Nato e la Difesa. Molto negativo per gli Stati Uniti, questo cambierà”, ha scritto in un tweet Donald Trump. I tedeschi sono cattivi, molto cattivi”, aveva già detto Donald Trump pochi giorni fa, a margine del vertice della Nato a Bruxelles, stando alle rivelazioni di Der Spiegel online. Pur facendo precisare successivamente dai suoi consiglieri che il giudizio negativo era limitato ai soli scambi commerciali. Nessun problema con la Germania in sé, dunque.
Inadempienti 23 Paesi Nato su 28
E parliamo della Nato, l’Alleanza atlantica. Trump ha ribadito, anche in tempi recentissimi, l’impegno degli Stati Uniti al cento per cento nella Nato. Ma è evidente, e l’aveva già detto anche in campagna elettorale, che il presidente Usa deve innanzitutto difendere gli interessi economici del suo Paese. E insiste sul fatto che 23 Paesi (tra cui ovviamente l’Italia) su 28 investono nella Difesa meno del 2 per cento del Pil, mentre un accordo del 2006, da tutti sottoscritto, prevedeva che si dovesse investire di più. I Paesi Nato, accusa Trump, hanno fatto i furbetti, tanto c’era l’America, ma ora tutto qauesto cambierà. Sono finiti i tempi in cui la Nato funzionava perché l’America pagava e Obama taceva. “La Nato è unita”, strillavano i democrats europei. Sì, finché Obama pagava. Infine, si apprende che Mike Dubke, il direttore della Comunicazione del presidente Usa, si è dimesso. Lo ha riferito lo stesso Dubke a Politico. Le dimissioni risalgono al 18 maggio e sono state accettate dal presidente. Dubke, un veterano del partito repubblicano, si è offerto di rimanere nel suo incarico durante il tour estero di Trump, per assicurare che non vi fossero problemi durante la fase di transizione con il nuovo direttore della Comunicazione che verrà eventualmente scelto dal presidente Usa.