Renzi bifronte: «Papà, devi dirmi la verità», «Papà all’ospedale per colpa mia»
Piove come un macigno la notizia di una telfonata imbarazzante, a dire poco, Tra Renzi e papà Tiziano. “Io non voglio essere preso in giro e tu devi dire la verità in quanto in passato la verità non l’hai detta a Luca (Lotti) e non farmi aggiungere altro. Devi dire se hai incontrato Romeo una o più volte e riferire tutto quello che vi siete detti”. Marco Lillo nel suo libro ‘Di padre in figlio’, anticipato dal Fatto Quotidiano, racconta di una telefonata che sarebbe avvenuta il «2 marzo 2017 alle 9.45 di mattina» avvenuta tra Matteo Renzi e il padre Tiziano che il giorno successivo sarà interrogato dai giudici romani nell’ambito dell’inchiesta Consip in cui è indagato per traffico di influenze.
Renzi al padre: “Devi dire la verità. In passato non l’hai detta”
Nel corso della telefonata, si legge ancora sul ‘Fatto Quotidiano’, Matteo Renzi avrebbe chiesto conto più volte e con decisione al padre di un incontro con Romeo “nel periodo in cui l’amico Carlo Russo contrattava un pagamento di 30mila euro al mese per Tiziano con lo stesso Romeo”. L’ex premier “sa – scrive Lillo – che rischia di essere intercettato”. Ma lo avrebbe incalzato lo stesso a dire la verità, a ricordarsi tutti gli incontri e i luoghi e soprattutto se ha fatto o meno quella cena con Romeo.
Secondo Lillo la risposta di Tiziano Renzi sarebbe stata “sibillina”: “Tiziano dice di no e che le cene se le ricorda ma i bar no”. Il figlio insiste: “Devi immaginarti cosa può pensare il magistrato: non è credibile che non ricordi di avere incontrato uno come Romeo, noto a tutti e legato a Rutelli e Bocchino”, avrebbe detto l’ex premier, invocando trasparenza su una vicenda “grave”. La telefonata si sarebbe conclusa con il segretario del Pd che ribadisce al padre di “dire la verità, in quanto in passato la verità non l’hai detta a Luca (Lotti) e non farmi aggiungere altro. Devi dire se hai incontrato Romeo e devi riferire tutto quello che vi siete detti”.
Ma con quale disinvolutura Renzi fa la vittima, ha dell’incedibile. ”Umanamente mi dispiace per mio padre. È entrato in una storia più grande di lui e solo per il cognome che porta”. Lo scrive sulla sua pagina Facebook. Poi affila le armi del vittimismo, colpevolizzandosi. «Ieri, per la seconda volta -dice il segretario del Pd- in tre mesi mio padre era all’ospedale di Careggi per un altro piccolo intervento al cuore. E alla fine mi viene da pensare che sia tutto per colpa mia, solo per il mio impegno in politica”. Poi usa le armi dell’altruismo punito: “Delle volte -spiega- mi domando se tutto questo dolore abbia un senso. Se sia giusto far pagare a chi ti sta vicino il fatto che ci sia gente che farebbe di tutto per vedermi politicamente morto. E mi dico che forse alla fine per cercare di migliorare la vita degli altri si finisce col peggiorare quella di chi ti sta accanto: penso soltanto a quanto ha sofferto Agnese per le vergognose cose che le hanno detto sulla buona scuola, dopo anni di precariato come tutte le sue colleghe. Poi mi ripeto che possono inventarsi di tutto, ma noi non molleremo. Chi ha sbagliato pagherà fino all’ultimo centesimo, comunque si chiami».