Migranti, Gentiloni raduna l’Armata Fedeli-Librandi: lotta dura senza paura

20 Apr 2017 12:19 - di Girolamo Fragalà

Questi sbarchi puzzano d’inganno, dicono ora a Palazzo Chigi. Arrivano troppi migranti, aggiungono i sapientini del centrosinistra. All’improvviso hanno scoperto che c’è invasione, forse la notizia l’hanno trovata scritta su un bigliettino uscito dalle uova di cioccolato. Dobbiamo fare qualcosa, si dimenano ministri e ministre alla ricerca della credibilità perduta. Gridiamo al complotto, suggerisce qualcuno. Complotto pasquale contro l’Armata Gentiloni. Che è pronta a scendere nel campo di battaglia con corazze, lance, archi e frecce. Perché sono coraggiosi, loro. Hanno Alfano. Hanno la Fedeli. Hanno Librandi. Invincibili. Guai a chi li tocca.

Per mesi – dal governo Renzi al governo Gentiloni, passando per i grandi “esperti” del buonismo democratico – hanno negato l’evidenza. Non c’è invasione, non c’è allarme, va tutto bene. Per mesi hanno raccontato che i numeri degli sbarchi erano nell’ordinario, come se la gente avesse gli occhi bendati. Non ascoltate le voci degli sciacalli. Per mesi hanno detto che i profughi fuggivano tutti dalla guerra, senza specificare da quale visto che sui Paesi di provenienza non si può mentire. Chi non vuole accoglierli non ha un cuore. Per mesi hanno criminalizzato la gente comune che protestava per i centri di accoglienza che nascevano come funghi a un passo dalle loro case. Sono intolleranti, razzisti, fascisti. Ora c’è il dietrofront: dietro gli sbarchi c’è una regia. Complimenti, l’importante è arrivare a capirlo, anche se la frittata è fatta.

Come si legge su La Stampa, gli esperti del governo scoprono ora che non accade nulla di normale. Dai porticcioli libici partono 8500 migranti in poche ore. Tanti barconi tutt’insieme.  Un complotto che mette in ginocchio il sistema di accoglienza dell’Italia. «Un’azione logistica fuori dal comune, quasi di stampo militare», dice chi è a conoscenza del dossier. Un’azione sicuramente concertata. E il governo va a caccia ai registi.

Gli investigatori italiani – si legge su La Stampa – hanno ricostruito la rotta dei gommoni, i porti di partenza, gli orari, i punti di incontro con le navi umanitarie, e si sono convinti che la Pasqua del 2017 abbia segnato un punto di svolta. Dietro le partenze si pensa che quantomeno ci sia la grande criminalità organizzata della Libia. Un sospetto che gli altri – quelli che il Pd definiva razzisti, intolleranti, fascisti – hanno avuto sin dal primo momento. Ora però Gentiloni e compagni non raccontino barzellette: ammettano di aver sbagliato e non tentino di far passare l’idea dell’attacco al governo da parte della criminalità libica. Perché la criminalità s’inserisce laddove sa di avere un avversario molliccio. E loro sono stati e restano un avversario molliccio.

Bocche cucite sulla vera questione di fondo. Che emerge dall’indagine avviata dalla Commissione Difesa del Senato e voluta da Forza Italia. Si parte dal ruolo delle Ong, si passa per la Guardia Costiera italiana vittima delle direttive politiche dei governi Pd e si finisce con le decisioni del Viminale di far approdare nei porti le navi di veri e propri vicetrafficanti di clandestini che riversano in Italia migliaia di stranieri ogni giorno. Secondo Maurizio Gasparri, «siamo di fronte  a un disastro, scientificamente organizzato e pianificato con finalità ideologiche». Su tutto questo il governo Gentiloni non dà risposte. E si nasconde dietro al complotto.

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