Raid in Siria, Tel Aviv ammette: “Ma noi ce l’avevamo con hezbollah…”
Nuovi attori intervengono nel conflitto siriano, proprio ora che sta giungendo al termine. Il golpe armato contro il legittimo governo del presidente Bashar al Assad è fallito, e gli organizzatori esteri si trovano spiazzati. Diverse nazioni, arabe e non, hanno armato e finanziato gruppi estremisti islamici anti-Assad per scalzarlo dal potere, ma il tentativo è fallito. Le alleanza ancora oggi non sono chiare, ma nelle ultime ore si è avuto un grave incidente diplomatico tra Siria e Israele. Probabilmente è il più grave scontro tra Tel Aviv e Damasco dall’inizio della guerra in Siria. L’esercito siriano ha infatti annunciato di aver abbattuto un jet militare israeliano e di averne colpito un altro mentre era impegnato in raid aerei contro obiettivi in Siria. L’esercito israeliano ha invece smentito che suoi aerei siano stati colpiti dalle forze armate siriane, ma per la prima volta ha confermato ufficialmente di aver eseguito operazioni nel Paese arabo. Sempre secondo fonti israeliane, nei raid sono stati colpiti sofisticati sistemi di combattimento destinati ai miliziani di Hebzollah, alleati di Damasco, e provenienti dall’Iran. Una fonte dell’Esercito libero siriano, il colonnello Ayad Barakat, ha però detto che le armi colpite erano sì destinate a Hebzollah ma provenivano in realtà dall’Iraq e non dall’Iran. ”Pensiamo che questi carichi di armi arrivino dall’Iraq perché fonti militari vicine all’opposizione siriana hanno avvistato durante gli ultimi due mesi movimenti di tanti camion dai territori iracheni verso il Qalamun passando per Palmira e le campagne di Deir Ezzour, ha detto il colonnello dell’Esercito libero siriano – Questi camion sono protetti dalle forze militari siriane senza che nessuno li attacchi dall’alto”.
Un altro raid Usa in Siria causa vittime civili
Intanto si apprende che è salito ad almeno 46 persone morte e oltre 100 feriti il bilancio di un raid aereo condotto sulla moschea del villaggio di al-Jina, a ovest di Aleppo nel nord della Siria. Lo riferiscono gli attivisti dell’Osservatorio siriano per i diritti umani spiegando che la maggior parte delle vittime è composto da civili. Un attivista locale che ha visitato la moschea bombardata, Mohammed al-Shaghel, ha accusato un aereo della coalizione internazionale a guida Usa di aver colpito il luogo di culto. ”La moschea è stata rasa al suolo dal raid”, ha scritto. Un secondo attivista ha postato online le immagini di quelle che ha definito i resti di un missile di fabbricazione americana dal peso di 52 chilogrammi sul luogo del bombardamento. ”Sappiamo con sicurezza che gli aerei non erano russi, né del regime”, ha detto alla Dpa il direttore dell’Osservatorio siriano per i diritti umani Rami Abdel Rahman. Infine, oggi è iniziata l’evacuazione del quartiere di al-Waer a Homs, nella Siria centrale, controllato dai ribelli e assediato dal governo di Damasco. Lo rendono noto i media di Stato siriani e gli attivisti dell’Osservatorio siriano per i diritti umani a una settimana dall’accordo sul cessate il fuoco raggiunto tra ribelli e il governo di Bashar al-Assad. Secondo l’Osservatorio sono più di 1.500 le persone che lasceranno oggi il quartiere di al-Waer, tra cui circa 500 ribelli. Un convoglio li porterà alla città di Jarabulus, vicino al confine con la Turchia. Jarabulus è controllata dai ribelli moderati siriani sostenuti da Ankara, ha precisato l’Osservatorio, spiegando che il piano di evacuazione prevede di portare fuori da al-Waer 1.500 persone a settimana.