Putin vola nell’Artico russo per verificare il risanamento ambientale
Il presidente russo Vladimir Putin è arrivato sulla Terra di Aleksandra, un’isola dell’Arcipelago Francesco Giuseppe, nel Mare di Barents, nell’Artico, a mille chilometri dalla Russia continentale più vicina per toccare con mano i risultati del programma di risanamento ambientale lanciato dopo una sua precedente visita esattamente sette anni fa.
Putin parlerà quindi con i dipendenti della base Omega del Parco nazionale artico russo che lo informeranno dei risultati del loro impegno nell’Arcipelago composto da sei isole in cui si erano accumulate 90mila tonnellate di rifiuti, in particolare dello sforzo per preservare la biodiversità e delle prospettive per attirare turisti. Già si sa che da allora, fra il 2012 e il 2015, sono state raccolte 39mila tonnellate di rifiuti che sono pronte per essere rimosse e che la Terra di Aleksandra è stata totalmente ripulita. La visita viene quindi anticipata dal Cremlino come un successo.
Ma Greenpeace non accetta la versione ufficiale e denuncia che in questi anni, l’area protetta non è aumentata, come era stato promesso proprio dal Cremlino nel 2013, anzi. Allora, solo il sei per cento dell’Artico russo, un territorio di 322mila chilometri quadrati, era riserva naturale, ora è diminuito a 281.750, una porzione più di cinque volte inferiore a quella concessa ai grandi gruppi del petrolio e del gas (1.460.706,2 chiloometri quadri in tutto), un calo dovuto proprio alla decisione del governo di ridurre il territorio dell’Arcipelago protetto.
La compagnia petrolifera Rosneft ha in concessione terreni adiacenti alla zona protetta così come anche all’Isola di Wrangel e alla riserva del Grande Artico, denuncia l’organizzazione ambientalista citando documenti del governo.