Strappi nel Pd, aut aut di Emiliano a Renzi: o cambi linea o siamo fuori

16 Feb 2017 10:13 - di Ginevra Sorrentino

Mai come in queste ultime settimane si respira un’aria pesante nel Pd: un’aria di strappi e ultimatum, di screzi insanabili e di improcrastinabili decisioni, dove l’ipotesi della scissione non è più solo ipotizzata dai giornali o temuta dalla cassandre dem, ma sempre di più discussa seriamente dai (tanti) leader del partito. E a questo punto è ancor più difficile per il segretario Matteo Renzi decidere le prossime mosse da compiere. Diverse le possibilità al vaglio che circolano: c’è chi spinge per andare al voto entro giugno e chi invece blinda il governo Gentiloni fino a febbraio 2018. C’è poi la questione del Congresso che potrebbe essere anticipato a prima delle elezioni amministrative, previste tra aprile e giugno.

Strappo nel Pd: gli ultimi affondi di Emiliano

E in questo magma indistinto di tensioni e divisioni insanabile, arriva a fgettare altra miscela esplosiva sul fuoco delle recriminazione Michele Emiliano, presidente della Regione Puglia, che in un’intervista a Repubblica dichiara: «La divaricazione forse è già insanabile. Gli elettori hanno perso la speranza. Sabato lanciamo la nostra proposta, l’ultima chance al Pd. Se Renzi accetta, bene. Altrimenti, domenica andremo via. Mi sforzo di evitare lo strappo, ma resto fedele ai miei valori». Non solo: per l’esponente della minoranza dem Renzi deve «accettare una conferenza programmatica, poi un congresso che non sia un rito abbreviato. In autunno». Rilancia, insomma, Emiliano, che no volendo incassare i diktat imposti dall’ex premier, insieme a Roberto Speranza ed Enrico Rossi, dice di sentirsi addirittura come «una persona sola, un candidato unico. Poi stabiliremo i ruoli tra questi primus inter pares. Se si fa un congresso è una cosa, se un movimento di ricostruzione del centrosinistra un’altra. Ma non siamo soli: pezzi della maggioranza renziana hanno capito che un Pd trasformato in partito personale di Renzi è destinato a una legnata elettorale tale da farlo scomparire».

Faide intestine e sparpagliamenti in corso

E tra faide intestine e sparpagliamenti in corso, quanto al ministro Andrea Orlando Emiliano aggiusta il tiro e afferma: «Dentro questo progetto è assolutamente il benvenuto. Quattro punti di vista autorevoli sono meglio di tre. Non abbiamo paura che arrivi uno più bravo di noi, anzi siamo felici se questo avviene». Strizzatine d’occhio che ammiccano all’allestimento di una fazione e vera e propria pronta per il dopo strappo (annunciato) e intenzionata a puntare la rotta sull’universo dei centristi, riformisti e radicali italiani. «Bersani e D’Alema – torna a enfatizzare il governatore pugliese – hanno dimostrato una generosità e un’intelligenza enormemente superiore a quella di Renzi, dicendo che la fase politica che li riguardava è conclusa. Ora inizia un processo fondativo, vedremo se di un’area del Pd o di una forza ulivista che parte dal Sud e dalla Toscana». E tutto questo mentre Renzi – infligge l’ultima stoccata non proprio in punta di fioretto Emiliano – «continua a correre come un matto, senza sapere dove va… Ma se hai perso tutte le battaglie, nessuno ti segue»…

 

 

 

 

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