Dopo i sondaggi, la fifa blu dell’Unità: «E se fosse la destra a ridere?»

5 Feb 2017 11:02 - di Marzio Dalla Casta

E se alla fine fosse la destra a ridere? Già, e se alla fine si realizzasse il sempreverde “tra i due litiganti terzo gode”? È esattamente quel che si chiede, con qualche apprensione, l’Unità, il giornale fondato da Antonio Gramsci oggi diretto da Sergio Staino. Una fonte, come si vede, assolutamente insospettabile quanto a simpatie con il trio Berlusconi-Salvini-Meloni. Ma i numeri sono numeri (sebbene quelli dei sondaggi vadano presi con le pinze) e non possono essere nascosti come polvere sotto il tappeto in nome delle convenienze politiche. E se il giorno prima un giornale confratello come Repubblica ha pubblicato i dati di Demos sulla crescita simultanea di FI, Lega e FdI-An, l’Unità non può far finta di non essersene accorta.

L’Unità non esclude la vittoria elettorale delle «destre»

Per il centrodestra, anzi per «le destre» secondo da vulgata bertinottiana adottata da politologi e giornalisti (e anche dall’Unità), è un dato a dir poco confortante dopo mesi di apnea politica passati più a punzecchiarsi che a cercarsi. Significa che l’elettorato c’è ancora, seppur non più nelle proporzioni del bel tempo andato. Ma allora i poli erano due e ora sono tre, anzi quattro se a quello grillino sommiamo la grande massa degli astenuti. «Le destre», insomma, sono rientrate in partita. Il problema semmai è come giocarla.

Berlusconi vuole ricandidarsi e attende Strasburgo

E qui sono dolori perché il vero problema della coalizione (dando per scontato che sia ancora tale) è il destino di Silvio Berlusconi, azzoppato dalla legge Severino che gli impedisce di candidarsi. Il Cavaliere confida che sia la corte di Strasburgo, cui si è rivolto, a restituirgli la faccia con cui ripresentarsi agli italiani. Per questo non vuole elezioni immediate, posizione sulla quale conviene assecondarlo pena la deflagrazione del centrodestra con inevitabile ripiegamento di Forza Italia su posizioni neocentriste e nascita di un blocco sovranista, forte elettoralmente ma sostanzialmente fuori dai giochi. Del resto, secondo lo stesso sondaggio ben 7 italiani su 10 sono contrari al voto subito. La vera scommessa (per tutti e non solo per «le destre»), infatti, non ha come posta il voto subito bensì come utilizzare il tempo da qui alla scadenza naturale della legislatura. Berlusconi, Salvini e la Meloni lo dovrebbero utilizzare per guardarsi negli occhi e chiarirsi due o tre cosette sulle quali c’è bisogno di una seria registratina: euro, rapporti con la Ue, immigrazione. Solo dopo si possono scaldare i motori e tentare il decollo. A quel punto non è affatto escluso che il timore dell’Unità possa rivelarsi del tutto fondato.

 

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