Roma, al San Camillo mancano pure le pinze. FdI: la Lorenzin si svegli

17 Feb 2017 13:52 - di Redazione

All’ospedale San Camillo-Forlanini di Roma viene interrotta l’attività di broncologia diagnostica e di emergenza per la gravissima carenza di strumenti endoscopici, il mancato acquisto delle pinze bioptiche e delle valvole di aspirazione per i canali di lavoro. La denuncia (proprio mentre è in corso un convegno sulla sicurezza delle cure) è di Fabrizio Santori, consigliere regionale del Lazio di Fratelli d’Italia, in merito a un comunicato dell’Unità operativa di endoscopia toracica del prestigioso ospedale capitolino. Nella nota si sottolinea «l’impossibilità di garantire l’esecuzione di esami endoscopici diagnostici, anche se urgentissimi, in tempi brevi».

Santori (FdI): il San Camillo è uno scandalo

Nessuna soluzione concreta, molte parole. Non contenti di questo disastro – incalza Santori – il Partito
democratico si permette anche di fare una passerella indegna tra i corridoi dell’ospedale, con un convegno che chiama a raccolta tutti gli attori del disastro sanitario targato centrosinistra e che ha avuto il coraggio di intitolare  “Dai Lea alla sicurezza delle cure”. È inconcepibile trovarsi in questo stato vergognoso, ha ribadito l’esponente di Fratelli d’Italia che chiede al ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, di intervenire «in maniera concreta ed efficace per garantire le dovute prestazioni ai pazienti del San Camillo, ripristinando gli standard di efficienza e sicurezza sanitaria all’interno dell’ospedale».

L’appello al ministro Lorenzin

Quella del San Camillo è una situazione drammatica per chi soffre di patologie dell’apparato respiratorio che precede il collasso delle prestazioni sanitarie in questo ambito, «poiché una volta andati fuori uso gli ultimi due strumenti e le tre pinze disponibili, l’Unità operativa si vedrà costretta a’sospendere completamente l’attività». Un sistema a un passo dal baratro dell’inservibilità e inefficienza – conclude il consigliere regionale di Fdi – che nel caso in cui non si intervenga in fretta e in maniera perentoria dovrà limitare l’attività esterna per gli ambulatoriali. Una situazione della cui gravità già nei mesi precedenti erano stati messi al corrente i vertici aziendali, ripetutamente avvisati da sindacati e dirigenti medici, ma che sembrerebbe essere stata colpevolmente sottovalutata dalla Regione guidata da Nicola Zingaretti

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