Centrodestra unito nel nome del sovranismo: l’auspicio di Alemanno e Storace

19 Feb 2017 19:06 - di Redazione

Con l’elezione all’unanimità di Gianni Alemanno segretario e Francesco Storace presidente, con Roberto Menia vicesegretario, i 1500 delegati al congresso fondativo al Marriott Park Hotel perfezionano la nascita nel panorama politico della formazione ‘sovranista’, che si richiama alla destra nazionale. 

Radici, insomma, e scommessa sul futuro: vincere le prossime elezioni con il centrodestra unito, come ha detto Gianni Alemanno nella sua relazione conclusiva. All’appello all’unità hanno aderito Fi, Idea, Popolari per l’Italia, e anche la Lega, pur se Giancarlo Giorgetti ha messo in chiaro che “ci vuole chiarezza” perché va evitato il rischio “ammucchiata” finalizzata ad entrare in Parlamento ma che sarebbe una mancanza di rispetto al popolo se poi l’alleanza, in  particolare con Fi, si traducesse “come immagina Berlusconi nel governare con Renzi”.

L’invito alle primarie, invece, pur condiviso dal Carroccio, lascia fredda proprio Forza Italia, ma la strada è tracciata, nella consapevolezza che, come ha detto l’azzurro Maurizio Gasparri, “il realismo impone l’unità, vista la crisi del Pd e l’incapacità del M5S”. Sulla stessa linea Gaetano Quagliariello (Idea) e tutti gli altri che sono intervenuti nella due giorni romana (il popolare Mario Mauro e Raffele Volpi, di Noi con Salvini). Assente, invece, Fratelli d’Italia.

Tutti i partecipanti giudicano comunque inevitabile la necessità di parlarsi e sedersi tutti attorno ad un tavolo, “senza conventio ad excludendum”.  La piattaforma comune c’è e per questo Alemanno rilancia l’invito alla creazione di un vero e proprio ‘Polo sovranista’ del centrodestra. Del quale ha declinato i punti di riferimento in termini politici, economici, e internazionali. Visto da destra il sovranismo significa guerra al “politicamente corretto”, denunciato come un paraocchi concettuale imposto “dalle multinazionali ai popoli”, in quell’alleanza tra liberismo economico-finanziario e vecchio internazionalismo di sinistra che “cancella confini e identità”. 

E quindi, stop ad una presunta democrazia transnazionale da traduzione simultanea, quale si vede in questa Unione Europea che, nella babele dei linguaggi, lascia campo libero alla tecnocrazia. Difesa, dunque, della produzione nazionale, contro lo shopping di imprese italiane da parte dei  fondi sovrani cinesi, e dell’identità nazionale, rivalutando l’importanza della cittadinanza come elemento identitario degli italiani. 

Grande attenzione alla svolta epocale in atto negli Usa di quel Donald Trump che bene ha fatto a mandare all’aria il Trattato Ttip. La base di partenza, insomma, è fissata, ed è aperta a tutti gli alleati del centrodestra in vista dell’appuntamento elettorale che si dà per scontato sarà tra un anno: “Uniti potremo vincere le elezioni e salvare l’Italia” è stata la certezza espressa da Alemanno. Ora il dialogo nel centrodestra è aperto, non resta che attenderne gli sviluppi. 

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