Trasferire a Milano la city di Londra? È una pia illusione del nostro governo

20 Gen 2017 15:24 - di Antonio Pannullo

Trasferire la city di Londra a Milano? Sembra solo un bel sogno, in quanto l’incertezza giuridica e fiscale italiane verosimilmente scoraggeranno tutti gli investitori. Sembrano invece l’Irlanda, la Germania e la Francia le sedi preferite, altro che Milano. Almeno a sentire la Morgan Stanley, la Deutsche bank, Jp Morgan, Hbsc, che qualche settimana fa stavano considerando Francoforte o Dublino come prossima loro sede. Può essere anche che con l’avvento di Donald Trump alla Casa Bianca gli indirizzi cambieranno, almeno per le compagnie targate Usa come Jp Morgan, ma non ci sono dichiarazioni ufficiali. Parliamo di decine di migliaia di spendenti, in maggioranza qualificati. Oggi però si apprende che, con circa sei mesi di ritardo rispetto alla Frankfurt Main Finance, associazione di lobbisti della città tedesca, scatterà a marzo il road show del sistema Italia per convincere la city a trasferirsi a Milano. Il piano, che vede a braccetto politica e soggetti privati, è ormai completato e a banchieri, manager e professionisti che operano a Londra sarà spiegato come e perché scegliere Milano e non Parigi o Francoforte. Nascerà un Distretto finanziario consortile dove verranno fatte confluire tutte le attività in uscita con la Brexit che decideranno di approdare da noi. Il conto alla rovescia è iniziato con la risoluzione approvata dalla Commissione Finanze della Camera che impegna il governo ad agire sulla linea della cittadella finanziaria. Sono attesi tempi brevissimi per l’atto dell’esecutivo che darà il via alla costituzione del nuovo soggetto. Nel frattempo sul fronte privato il comitato Select Milano, che per la verità da tempo promuove la creazione di un distretto finanziario, sta lavorando alacremente per mettere a posto gli ultimi tasselli necessari per provare ad assicurarsi pezzi pregiati delle attività londinesi. E sulla validità del pacchetto complessivo messo a punto per convincere anche i più riottosi a prendere la strada per Milano sono in molti a scommettere. A chi aderirà saranno applicate norme speciali create ad hoc su fisco e giustizia.

Per chi verrà a Milano previsti numerosi incentivi

I manager delle multinazionali, i professionisti, i finanzieri che stabiliranno la residenza dall’estero in Italia riceveranno immediati benefici fiscali: ovvero la defiscalizzazione fino al 50% del loro reddito da lavoro per cinque anni. Come a dire che se un manager guadagnerà 1 milione di euro, pagherà le tasse solo su 500mila euro. Ma non solo. È previsto che le persone che trasferiscono la residenza in Italia pur mantenendo un domicilio all’estero possano optare per una tassa fissa di 100mila euro. Sul fronte della giustizia italiana e della sua lentezza i timori delle multinazionali dovrebbero essere spazzati via con queste misure: la prima riguarda le controversie tra operatori finanziari e clienti. Non si andrà più in tribunale, ma direttamente in Consob, rivolgendosi a una nuova figura: l’arbitro per le controversie finanziarie: avrà competenza per cause fino a 500mila euro e dovrà emettere la decisione entro sei mesi. L’altra misura messa a punto andrà a coprire le controversie legali che sorgono tra operatori finanziari. L’adesione al Distretto finanziario di Milano permetterà di sottoscrivere una clausola arbitrale con la quale si rimandano tutte le controversie alla Corte Arbitrale Europea. Una forma di giustizia privata, ma indipendente, che potrà applicare il diritto inglese, una misura conosciuta e apprezzata dalla business community e lontano dalle lentezze del sistema Italia. L’obiettivo iniziale del nuovo Distretto finanziario è quello di riuscire a trasferire da Londra a Milano le attività di Euroclearing, ovvero le operazioni di compensazione del mercato dei derivati in euro. Un mercato da 570 miliardi di dollari di volumi giornalieri. In grado, secondo la società di consulenza Oliver Wyman, di far girare attorno a questo business fino a 54 mila posti di lavoro. Una sorta di volano insomma, così da generare sempre più valore aggiunto e accreditare sempre più Milano come piazza finanziaria. La sfida è aperta: riuscirà Milano a battere Francoforte, Parigi e Dublino e le loro certezze fiscali? C’è poi anche la possibilità che, alla luce delle decisioni del parlamento inglese, non ci sia bisogno di nessun trasferimento per nessuno e che la city di Londra continui tranquillante a fare il proprio mestiere lì dov’è ora.

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