Rigopiano, l’hotel costruito sui resti di altre valanghe, rischio già noto dal ’91

23 Gen 2017 19:08 - di Paolo Lami

Due carte idrogeologiche datate 1991 già segnalavano in maniera chiara e inequivocabile il rischio di costruire l’hotel Rigopiano proprio lì dove fu poi effettivamente edificato partendo da una costruzione preesistente. Le due mappe ufficiali della Regione Abruzzo, ignorate, mostravano chiaramente che quell’area era formata da detriti venuti giù a valle con le valanghe proprio da quel canalone lungo il quale è scesa a velocità impressionante quella massa di neve, roccia e terra che ha travolto l’hotel Rigopiano seppellendo le persone al suo interno.

«I rischi erano noti già dal 1991 ma sono stati ignorati – accusa ora il Forum H2O – Per l’area del Rigopiano la prima mappa elaborata dalla Regione
Abruzzo che segnalava criticità importanti è del periodo 1989-1991 ed è stata ripresa tal quale e, quindi, confermata dalla Giunta Regionale abruzzese» nel 2007 con la delibera della giunta regionale (presidente era Ottaviano Del Turco) «n.1383, con cui è stato adottato il Piano di Assetto Idrogeologico».

«Le due carte ufficiali mostrano inequivocabilmente – ricorda il Forum H2O – che l’hotel Rigopiano è costruito al centro di un’area con colate detritiche, dette conoidi. Sorge, cioè, su un’area rialzata formata proprio dai detriti che arrivano giù dal canalone a monte dell’albergo».

«Il fatto che ci fosse una struttura preesistente – spiega Augusto De Sanctis ex-consulente ambientale del Wwf e ora del Forum H20 – non vuol dire granché perché i tempi di ritorno di questi fenomeni estremi possono essere più lunghi di qualche decina di anni. Un po’ come avviene per le piene dei fiumi. Ci sono gli eventi che mediamente avvengono ogni 50 anni, quelli più importanti che avvengono ogni 100 anni e poi quelli estremi che possono avvenire ogni 500 anni e che raggiungono aree che sembravano ai non addetti ai lavori tranquille».

«I geologi – continua De Sanctis – identificano le aree di rischio non solo attraverso gli eventi già noti, riportati nel catasto di frane e valanghe, ma anche e soprattutto basandosi su alcune caratteristiche specifiche del terreno cui ricollegano il tipo di eventi che può verificarsi. E lì questi segnali dovevano essere evidentissimi, tanto che da decenni sono evidenziati sulle mappe ufficiali. D’altro lato, senza conoscere queste carte che oggi divulghiamo, solo interpretando le foto aeree, in questi giorni questo processo lo hanno spiegato benissimo diversi geologi. Ora abbiamo anche le mappe che dicono che gli enti avevano almeno gli elementi conoscitivi. Riportati ufficialmente».

«Insomma, al momento della ristrutturazione principale avvenuta circa dieci anni fa – che ha ampliato le capacità ricettive della struttura e quindi il rischio intrinseco – accusa il consulente ambientale – c’erano tutti gli elementi, sia sul terreno, sia nelle carte, per accorgersi dei problemi».

De Sanctis spiega anche cosa dovranno andare a guardare i magistrati da questo punto di vista. «Negli atti del procedimento amministrativo della ristrutturazione dell’albergo sarà interessante verificare cosa vi è scritto, visto che il Decreto dell’11 marzo del 1988 obbliga a rilevare anche questi aspetti ed evidenziarne i potenziali effetti».

Ma il Forum H2O punta il dito anche contro la Regione: «Purtroppo, però, nel quadro risalta anche la gravissima omissione della Regione Abruzzo che si era dotata di una legge sulle valanghe 25 anni fa in cui si prevedeva l’inedificabilità per le aree a rischio potenziale di caduta e la chiusura invernale delle strutture preesistenti in caso di pericolo. In 25 anni la mappa non è stata mai redatta».

«I documenti sono lì, sul sito web della Regione, disponibili a tutti, li abbiamo trovati in pochi minuti – conclude De Sanctis – Basta voler cercare. Volevamo aspettare qualche giorno per rispetto per le vittime e i soccorritori, sperando in ulteriori salvataggi, ma con l’inchiesta della Procura è bene divulgare questa documentazione».

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