Restare italiani ormai è… un’impresa: lo straniero s’è preso anche la Borsa

7 Gen 2017 13:32 - di Antonio Marras

O la Borsa o l’identità. Sembra essere questa, ormai, la discriminante per le imprese italiane che in maggioranza restano a controllo italiano, spesso a carattere familiare, ma che quando devono sbarcare a Piazza Affari in molti casi finiscono nell’imbuto del capitalismo straniero, che le fagocita. Lo dimostrano i dati del Centro Studi Unimpresa, secondo cui oltre il 41% delle quote delle società per azioni del nostro Paese infatti è posseduto da famiglie, mentre sui listini di piazza Affari dominano gli azionisti esteri titolari di oltre il 50% delle spa quotate.

Un rapporto impietoso sulla colonizzazione finanziaria

La Borsa, si sa, anche nel 2016 è andata male: le società per azioni hanno perso 260 miliardi di euro di valore, mentre le “quotate” hanno bruciato 126 miliardi di capitalizzazione. Secondo l’analisi dell’associazione, basata su dati della Banca d’Italia aggiornati a giugno 2016, per quanto riguarda l’intero universo delle società per azioni del nostro Paese, la fetta maggiore è in mano alle famiglie: 41,32% rispetto al 44,51% del 2015. Nella speciale classifica, seguono gli stranieri col 23,92% (era il 24,13%), le imprese col 14,21% (era il 13,37%), le banche con l’11,95% (era il 10,56%) e lo Stato col 5,73% (era al 4,98%), le assicurazioni e i fondi pensione col 2,13% (era l’1,90%); quote minoritarie sono riconducibili alle amministrazioni locali e agli enti di previdenza. Complessivamente, il valore delle società per azioni è sceso del 12,48%, con una diminuzione di 259,2 miliardi, calando dai 2.077,9 miliardi del 2015 ai 1.818,6 miliardi del 2016. Le famiglie hanno perso valore per 173,2 miliardi (-18,74%), gli stranieri per 66,3 miliardi (-13,23%), le imprese per 19,3 miliardi (-6,95%), le banche per 2,1 miliardi (-0,98%), le assicurazioni e i fondi pensione per 816 milioni (-2,07%). Le quote in mano allo Stato centrale sono invece cresciute di 2,6 miliardi (+2,65%); variazione positiva anche per quelle delle amministrazioni locali, salite di 140 milioni (+1,07%).

Le Spa italiane sono “straniere”

Le società per azioni presenti a Piazza Affari in realtà sono detenute, in molti caso, da investitori esteri, detentori del 50,19% delle quote, in leggero calo rispetto al 51,74% del 2015. Nella speciale classifica, seguono le imprese col 19,01% (era il 19,22%), le famiglie con l’11,99% (era il 12,52%), le banche col 10,49% (era il 9,94%), lo Stato col 4,39% (era il 2,88%), le assicurazioni e i fondi pensione col 3,23% (era il 3,14%); quote minoritarie sono riconducibili alle amministrazioni locali e agli enti di previdenza. Complessivamente, il valore delle società per azioni quotate è sceso del 23,13%, con una diminuzione di 126,1 miliardi, calando da 546,6 miliardi dl 2015 ai 419,4 miliardi del 2016. Cifre sulle quali andrebbe fatta una riflessione serie, e non di carattere sociologico.

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