Ospedale di Viterbo, timbrano il cartellino e vanno alle recite di Natale
Timbravano il cartellino e andavano a fare la spesa o alla recita di Natale. Altri gonfiavano lo stipendio grazie a false attestazioni di prestazioni domiciliari che non effettuavano. La Guardia di Finanza di Viterbo ha notificato 23 provvedimenti di conclusione indagine con avvisi di garanza e una misura cautelare di sospensione dal servizio per reati di falso e truffa ai danni dello Stato. La storiaccia vede coinvolti, per ipotesi di assenteismo e truffa, medici, infermieri ed ausiliari, in servizio presso una Unità operativa dell’ospedale “’Belcolle”’ di Viterbo.
Truffe e assenteismo in un ospedale di Viterbo
L’indagine sul cartellino falsificato trae origine da appostamenti e pedinamenti svolti, in un primo momento di iniziativa, dai militari del Nucleo Pt di Viterbo, che hanno consentito di individuare comportamenti irregolari di personale sanitario del nosocomio viterbese, che facevano falsamente risultare la propria presenza sul posto di lavoro in concomitanza con lo svolgimento di altri impegni personali. Successivamente, la Procura della Repubblica di Viterbo, ha autorizzato le indagini tecniche di videosorveglianza mediante l’istallazione di telecamere.
Timbravano il cartellino e andavano alle recite natalizie
Le principali irregolarità riguardano le timbrature dei cartellini, con successivo allontanamento, di dipendenti e dirigenti, ovvero la
vidimazione effettuata da altra persona. Una pratica tristemente diffusa per alcuni dipendenti, i quali si adoperavano per coprire altri colleghi che restavano a casa o si dedicavano ad altri impegni familiari, pur risultando regolarmente sul posto di lavoro, come il caso di una dipendente intenta a fare spese durante l’orario di ufficio o di un’altra impiegata dedita ad assistere ad una recita di Natale. Mediamente, sono state esaminate oltre 1000 posizioni giornaliere. Attraverso l’incrocio di documenti acquisiti presso l’Asl di Viterbo e la Regione Lazio è stato, infatti, possibile ricostruire l’ammontare di indennità accessorie indebitamente percepite, negli ultimi 5 anni, da personale medico e infermieristico, che prevede anche l’assistenza domiciliare del paziente, per prestazioni di fatto mai realizzate.