Referendum, l’ira dei sindaci: tagliati del 60% i fondi per le spese sostenute

3 Dic 2016 15:00 - di Alberto Consoli

 “Con una circolare recapitata dalla Prefettura a tutti i Comuni a poche ore dell’apertura dei seggi per il Referendum, il Ministero dell’Interno riduce del 60% le risorse destinate a sostenere le spese organizzative della consultazione referendaria sulla riforma costituzionale del 4 dicembre 2016″. Lo rende noto con un comunicato Anci Puglia. “Una vera e propria batosta per tutti i Comuni costretti a fronteggiare una spesa non prevista. I tagli – viene sottolineato nel comunicato – si aggirano attorno al 60% e pongono fuori legittimità le adozioni degli atti per la consultazione referendaria. Il provvedimento emesso dopo il termine utile per effettuare variazioni, espone i Comuni al rischio di formazione di debiti fuori bilancio e ad azioni risarcitorie da parte di fornitori di servizi. Inoltre, questo taglio preclude lo straordinario elettorale per il personale: il Comune deve scegliere se pagare i fornitori o il personale comunale. Anci nazionale ha chiesto formalmente al governo l’assicurazione della copertura integrale delle spese”. La protesta parte da Anci Puglia e Sardegna, per estendersi ai comuni di tutte le altre regioni.

Spese per il Referendum, beffa per i sindaci 

“I Comuni pugliesi sono seriamente preoccupati per questo provvedimento inaccettabile e sono pronti – si conclude nella nota – a mobilitarsi con azioni concrete da intraprendere nei prossimi giorni se non sarà posto rimedio da parte del governo. E’ inammissibile che il governo decida a posteriori di determinare i legittimi rimborsi che spettano ai Comuni, lasciandoli con interrogativi e ammanchi di risorse che devono invece essere destinate alle manutenzioni del patrimonio comunale, ai servizi alle persone e comunque, servono per far funzionare le città. L’auspicio dell’Anci, è che la questione possa essere risolta nelle prossime ore, per evitare danno e beffa per sindaci, comunità e territori”.

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