Leader di Taiwan telefona a Trump. E si scatena l’inutile gazzarra liberal

3 Dic 2016 10:14 - di Gioacchino Rossello

Cercano sempre di fregarlo Donald Trump, ma lui continua a dimostrare di essere molto più bravo dei suoi tenaci detrattori. L’ultimo “fattaccio” del presidente eletto sarebbe stato quello di aver risposto ad una telefonata della presidente di Taiwan. Orrore, hanno ululato i liberal benpensanti e i loro scodinzolanti messaggeri! Donald Trump vuol mettere in crisi il consolidato rapporto con la Cina? La realtà è che i critici del prossimo presidente Usa sono ancora sotto schiaffo. Sconfitti dalla loro stessa spocchia, commentatori, analisti e politici liberal cercano disperatamente, giorno dopo giorno, un appiglio cui aggrappare le loro stucchevoli menzogne e le inutili speranze di rivalsa. Ma Trump ha ben dimostrato di essere  più bravo ed anche più intelligente di loro. E, anche stavolta, il buco l’hanno fatto nell’acqua. Già perche The Donald ha risposto per le rime e con la dovuta ironia al lamento delle vestali del politicamente corretto. Dimostrando che è fatto di un’altra pasta e che perciò sarà complicato metterlo in difficoltà. Dapprima, Trump ha osservato che è stata la presidente di Taiwan a chiamarlo per congratularsi per la vittoria alle elezioni e non viceversa. Dopodichè su Twitter ha affondato il colpo contro l’establishment: “E’ interessante – ha twittato Trump – come gli Stati Uniti abbiano venduto a Taiwan attrezzature militari per miliardi di dollari e che io non possa accettare una telefonata di congratulazioni”. Fregati. Ancora una volta ridicolizzati. Anche perchè a stretto giro, il punto esclamativo è arrivato proprio dalla Cina. Che ha ribadito la sua  assoluta fiducia che i rapporti con gli Usa non possano subire “interferenze o rotture” dopo la telefonata del presidente eletto americano Donald Trump con la presidente di Taiwan, Tsai Ing-wen. Il ministro degli Esteri cinese Wang Yi ha evidenziato che “questa è solo una piccola manovra fatta da Taiwan…è impossibile che cambi la struttura di una ‘unica Cina’ che si è già formata nella comunità internazionale”. E, così, anche questa sterile polemica va in archivio.

 

 

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