È sparito: eppure il tunisino Amri era anche un sorvegliato speciale degli Usa
Il tunisino Anis Amri ha colpito a caso. Ucciso senza pietà. Seminato terrore e morte e dall’istante successivo alla mattanza perpetrata sulle strade di Berlino, sembra essersi dileguato nel nulla, sparito senza lasciare traccia ditro di sé oltre a quella terribile scia di sangue che ha seguito il suo passaggio in quell’affollato mercatino di Natale tedesco. Gli si gira molto intorno, sembra quasi di sfiorarlo, ma per ora resta inafferrabile. E mentre, riporta in queste ore la Bild online, quattro persone che avevano contatti con lui sono state arrestate. Mentre la città prova lentamente a tornare alla normalità, riaprendo addirittura il mercatino di Natale sulla Breitscheidplatz, tra i cui stand sono morte 12 persone e ne sono rimaste ferite altre 48, il clima che si respira è un clima di attesa, di innaturale calma.
Il tunisino Amri era nella “no-fly list” statunitense
Eppure, quello che oggi è praticamente una primula rossa, uno degli uomini più ricercati al mondo, risulta essre stato monitorato a lungo. Addirittura, in base a quanto riportato dal New York Times citando funzionari americani, Anis Amri «era nei radar delle agenzie di intelligence statunitensi»: sembra che il tunisino responsabile della strage di Berlino di tre giorni fa, avesse fatto «ricerche online su come fabbricare una bomba», oltre ad aver «comunicato con l’Isis almeno una volta». Insomma, la conferma della pericolosità di Amri arriva anche da fonti d’oltreoceano: fonti attendibili che, proprio in queste ore confermano, il jihadista «era nella no-fly list statunitense». E a pieno titolo. Non solo: a quanto si apprende, il giovane tunisino ricercato per la strage di Berlino aveva un profilo Facebook, che ora non è più online, nel quale aveva apertamente messo il suo “like” a Ansar al Sharia, il gruppo jihadista tunisino.
L’Italia inserì note sul tunisino nella banca dati di Schengen
L’Italia inserì nella banca dati Sis, il Sistema di informazione Schengen, tutte le informazioni su Anis Amri. Lo sottolineano fonti investigative qualificate ricordando che sia la notizia della condanna, sia il provvedimento di espulsione, sia le note relative ai comportamenti tenuti in carcere dal tunisino, sono state condivise nel sistema europeo. Del resto, autorità inquirenti di Berlino, come riportato anche dalla Dpa, confermano che Amri era stato sorvegliato quest’anno dalle autorità di sicurezza berlinesi per diversi mesi, «da marzo a settembre». Le indagini, partite «su incarico della procura generale», si basavano sul «sospetto dei servizi federali» che Amri stesse preparando «un furto per finanziare l’acquisto di armi automatiche da usare in un attentato». Eppure, gli inquirenti scoprirono solo un suo coinvolgimento «in piccolo traffico di droga» in un parco della capitale, senza rintracciare elementi che potessero «sostanziare l’allarme» dei servizi. Per questo – ha concluso la Dpa – a settembre la sorveglianza venne sospesa. Il resto è tristemente storia nota…