A scuola non si canta Astro del ciel: offenderebbe gli stranieri. E’ polemica

26 Dic 2016 12:22 - di Giulia Melodia

E’ potuto succedere ancora, stavolta in una scuola del Bresciano, dove si è assistito inermi all’ennesimo rituale natalizio negato: niente canto di Astro del Ciel nel corso dei festeggiamenti che solennizzano l’arrivo del Natale e precedono le vacanze scolastiche di dicembre, perché i compagni di classe stranieri potrebbero sentirsi esclusi e offesi…

Se a scuola non si canta Astro del Ciel…

E allora niente parole, solo un motivetto della canzone accennato: e ancora una ricorrenza religiosa rovinata dalle immancabili polemiche e, ancora, dei ragazzini indotti all’indottrinamento politically correct che obbliga al rispetto del credo altrui da tributare coercitivamente agli ospiti stranieri, a dispetto dell’ossequio che sarebbe dovuto alla propria fede. Insomma, ancora una festa di casa nostra rinnegata nei suoi significati sacri e nei suoi appuntamenti rituali: del resto, non siamo forse il paese dell’accoglienza coatta e – ahinoi – del rispetto dovuto ai vincoli dell’ospitalità, arrivato al punto di non ritorno imposto dalla negazione delle nostre tradizioni religiose e abitudini culturali? A giudicare da quanto accaduto in un istituto scolastico del Bresciano sembrerebbe proprio di sì. E’ a Flero, infatti, un piccolo centro lombardo, che nel corso del “Saggio di Inverno” agli alunni di una scuola del luogo è stato chiesto di non cantare Astro del ciel per “non offendere altre fedi”. E così, ancora una volta – dopo aver bandito il crocifisso dalle aule scolastiche del Belpaese – l’unica fede che è stato possibile rinnegare e offendere è stata quella cattolica, e gli unici religiosi che è stato autorizzato a scontentare sono stati quelli cristiani, trattati una volta di più da fedeli di serie B…

L’intervento dell’assessore comunale

I piccoli alunni di una cittadina in provincia di Brescia, in procinto di solennizzare le festività natalizie, infatti, hanno intonato la melodia ma senza cantarne le parole. Una sorta di celebrazione ibrida rimasta a metà, che non ha celebrato di fatto niente fino in fondo, e che nella sua parziale messa in scena ha scontentato tutti. Un caso, quello registrato nel Bresciano, che non poteva non sollevare polemica e malcontento, puntualmente arrivati all’indomani degli accadimenti. Accadimenti discutibili sui quali – tra gli altri – ha imposto l’imprimatur della recriminazione culturale e istituzionale l’assessore alla cultura del comune lombardo Elena Franceschini. “Anche se lo Stato e la scuola si dichiarano laici nella loro autonomia, vorremmo che nelle scuole sul territorio si facessero “Concerti di Natale” e non “Saggi d’inverno” – ha sostenuto a viva voce l’esponente comunale – dove i ragazzi si sentano liberi di cantare “Astro del Ciel” senza pensare di poter offendere o escludere gli scolari che appartengono ad altre culture o ad ad altre religioni, o si dichiarano atei”. Anche perché anche loro dovrebbero vedere ottemperato il diritto al rispetto delle loro convinzioni. Oppure no?

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