Processi troppo lunghi, magistrato condannato a pagare 20mila euro
Una sentenza destinata a far discutere. La Corte dei Conti del Veneto ha condannato un magistrato a risarcire ventimila euro allo Stato. E lo Stato, a sua volta, dovrà rimborsare alcuni cittadini danneggiati dalle lentezza dei processi condotti dall’uomo di legge. A pagare per «scarsi risultati in termini di produttività» che si traducevano in una lentezza esasperata per il deposito delle sentenze, Aldo Giancotti 60 anni al tempo delle contestazioni al tribunale di Belluno e ora alla Corte d’Appello di Venezia.
Il magistrato finito sotto accusa
Nonostante al magistrato, come indicano i quotidiani locali, sia stata riconosciuta dedizione al lavoro e scrupolosità nella preparazione delle istruttorie e dei documenti, in sette casi, a fronte delle migliaia di cause trattate nella sua carriera, impiegò oltre tre anni a scrivere le sentenze. Giancotti si è difeso ricordando il troppo lavoro e l’esigenza di sostituire alcuni colleghi ma per la Corte dei Conti il suo comportamento sarebbe stato legato a incapacità di organizzarsi il lavoro.
Giustizia italiana con l’acqua alla gola
Del resto, è da tempo che sono noti i dati negativi della giustizia italiana. È la più lenta d’Europa dopo quella maltese e la prima per casi pendenti che attendono ancora una sentenza definitiva. Basta ricordarfe il risultato emerso dal Quadro di valutazione Ue. La lentezza incide anche sull’economia perché se gli investitori vedono che non possono contare su una veloce soluzione dei loro problemi, soprattutto se riguarda i soldi che devono investire, allora potrebbero cambiare idea e non investire più nel Paese.