Messico, terra senza legge: abbattuto dai narcos un elicottero della polizia
Ennesimo episodio della guerra della droga in Messico tra tra cartelli e forze armate messicane. Uomini armati hanno abbattuto un elicottero della polizia nell’ovest del Messico, uccidendo il pilota e tre agenti; un altro è rimasto ferito. L’attacco è avvenuto martedì nello Stato di Michoacan, nei pressi di Apatzingan, focolaio di attività di uno dei numerosi cartelli della droga. Nel maggio del 2015, nel vicino stato di Jalisco il cartello aveva abbattuto con un lanciarazzi un elicottero dell’esercito uccidendo 10 persone. La guerra scoppiò, nell’indifferenza generale internazionale, nel 1989 dopo l’arresto del boss della cocaina Miguel Angel Gallardo. La guerra tra Stato messicano e cartelli ha causato finora oltre 80mila morti, tra soldati e narcotrafficanti, spesso morti tra atrocità e torture inenarrabili. Tanto è vero che pochi giorni fa il presidente messicano Enrique Pena Nieto ha rimosso il comandante della Polizia Federale, Enrique Galindo, dopo che la Commissione nazionale per i diritti umani ha accusato i suoi agenti di aver ucciso arbitrariamente 22 persone, nel maggio dell’anno scorso. Annunciando la decisione, il ministro degli Interni, Miguel Angel Osorio Chung, si è limitato a dire che la rimozione di Galindo si era resa necessaria «tenendo in conto i fatti recenti», senza dare altri dettagli, ma nessuno dubita del fatto che il vero motivo sono state le rivelazioni del rapporto della Commissione sulla strage di Tanhuato, nello Stato di Michoacan.
La narcoguerra in Messico ha fatto 80mila vittime
Il 22 maggio del 2015, uomini della Polizia Federale hanno affrontato in una feroce sparatoria un gruppo di delinquenti. Nello scontro sono morti 42 civili e un poliziotto. Secondo la Commissione, fra le persone morte dalla polizia almeno 22 sono state uccise in circostanze irregolari: finite con uno sparo alla testa, raggiunti da spari alle spalle o perfino bruciati vivi. Un’altra volta, qualche anno fa, i narcos fecero trovare davanti a una caserma le teste di poliziotti rapiti e decapitati, insieme alla scritta «Vogliamo rispetto». La guerra in corso è simile al conflitto in Colombia, che dura dal 1964. Gli Stati Uniti ritengono che i proventi del traffico di droga siano pari e adiverse decine di miliardi di dollari ogni anno. I cartelli principali, secondo una stima fatta elaborare dall’ex presidente messicano Felipe Calderon, sono principalmente otto: Sinaloa, Cartello Jalisco Nueva Generación, Beltrán-Leyva Organization, Los Zetas, Cartello del Golfo, Cartello di Juárez/La Línea, La Familia Michoacana e Los Caballeros Templarios. Ovviamente, il narcotraffico alimenta tutta una serie di violenze parallele: traffico di armi, sequestri di persona, omicidi, tratta degli schiavi, e altri crimini. Il Messico è considerato dai giornalisti il Paese più pericoloso al mondo: non a casa, dal 1989 sono stati assassinati oltre 80 giornalisti che avevano parlato dei cartelli della droga.