Sorpresa: anche a sinistra non sopportano Laura Boldrini
Sorpresa: Laura Boldrini non è solo l’obiettivo polemico prediletto da Matteo Salvini e dal pubblico della destra più verace. Gratta gratta, anche a sinistra non la sopportano o la tollerano malvolentieri. Non si spiega altrimenti l’attacco alla presidente della Camera pubblicato dall’Espresso a firma di Denise Pardo: “Dite a Laura che l’odio”. C’è quel ditino troppo spesso alzato che irrita parlamentari di lungo corso, c’è l’ “uso seriale dello strumento del lamento” che anziché suscitare solidarietà incita l’antagonismo maschile. I “boldrinologi” la collocano a metà strada tra Veltroni e madre Teresa di Calcutta. Una carriera, dunque, costruita sull’imitazione, dove di autentico pare esserci ben poco.
Ma è poi vero che Laura Boldrini ricalca le orme di Walter Veltroni? Forse ne ha ereditato in parte il “buonismo” ma declinato in direzione di un indifferenziato umanitarismo, mentre in Veltroni quel connotato era utile per depurare l’immagine cattiva dei comunisti feroci, quelli “che mangiano i bambini” o che sono disposti a tutto per il partito e per la rivoluzione. Vi era poi nel veltronismo un sentimento di rispetto verso l’avversario, un tendere la mano, uno sforzo per capire le ragioni degli altri (da sindaco di Roma si recò promosse l’associazione in ricordo dei fratelli Mattei) che si adattava alla perfezione con gli anni Novanta che conobbero l’accesso della destra al governo del Paese. Una tendenza che in Laura Boldrini, assai sprezzante verso le opposizioni, è del tutto scomparsa. Inoltre per compiacere Sel che l’ha di fatto politicamente “adottata”, Boldrini esordì da presidente della Camera con un discorso in cui celebrava la Costituzione nata dalla lotta partigiana, attardandosi poi su anacronistici atteggiamenti da paladina della lotta antifascista, come quando propose di cancellare la scritta DUX dall’obelisco del Foro italico. Insomma Veltroni fu a suo modo un innovatore. Boldrini si è messa invece a coccolare la sinistra più retriva, minimizzando l’emergenza migranti e alienandosi in questo modo anche le simpatie della sinistra più realista e consapevole.
Anche le sue battaglie per le donne, non sono sembrate convincenti, finendo con l’indispettire le femministe e non solo. La sua crociata contro le donne in cucina negli spot pubblicitari è apparsa datata e fuori tempo massimo in un’Italia dove la questione femminile incrocia temi assai più attuali: dall’utero in affitto all’aumento dei femminicidi. Eppure lei si sente sempre nel giusto. Per questo anche i deputati che certo non sono di destra rimpiangono, e non ne fanno mistero, la statura di Nilde Iotti, punto di riferimento indiscusso ma assai distante dal modello boldriniano.