Imam ucciso a New York: per i musulmani ovviamente il “mandante” è Trump…

14 Ago 2016 12:21 - di Robert Perdicchi

Avvicinati da dietro e colpiti alla testa senza neanche una parola. La polizia ricostruisce i dettagli preliminari della morte dell’imam della moschea di Ozone Park nel Queens, a New York, e del suo assistente. Una ricostruzione che, secondo la comunità musulmana locale, è un’esecuzione legata a un crimine d’odio. E la colpa è di Donald Trump e della sua retorica, che ha dato vita a una islamofobia. In centinaia si radunano nei pressi dell’incidente e chiedono giustizia per l’imam Maulama Akonjee e il suo assistente Thara Uddin che, vestiti in abiti musulmani, sono stati attaccati alle spalle. Akonjee, 55 anni e padre di tre figli, era un rispettato leader religioso fin dal suo arrivo a New York dal Bangladesh meno di due anni fa. L’imam è morto sul colpo. Il suo assistente è deceduto poche ore dopo in ospedale.

Alla veglia organizzata in serata ha partecipato anche Sarah Sayeed, membro dello staff del sindaco Bill de Blasio con la responsabilità per i rapporti con la comunità musulmana. “Capisco la rabbia ma è importante che sia condotta un’indagine approfondita”, afferma Sayeed cercando di calmare la tensione. La comunità musulmana non accetta l’indicazione preliminare della polizia che parla di una rapina. “Non c’è nulla nelle indagini preliminari che indichi che siano stati colpiti per la loro fede” mette in evidenza il vice ispettore del New York Police Department, Henry Sautner. La comunità musulmana locale chiede che l’incidente venga trattato come crimine d’odio. E’ stato un attacco “contro la nostra religione”, precisa Khaled Rahman, residente nell’area. “Vogliamo giustizia” si legge negli striscioni agitati durante la veglia, dove diverse comunità religiose si sono riunite per discutere il caso.

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