Netanyahu ai terroristi islamici: «Se ci colpite semineremo morte sulla Jihad»
L’Operazione Margine Difensivo – condotta contro Hamas a Gaza nel luglio 2014 – «ci ha dato i due anni più tranquilli nell’ultimo decennio. Noi non possiamo plasmare l’ambiente strategico in cui viviamo, ma abbiamo la capacità di stabilire un deterrente verso i nostri nemici e, quando necessario, la capacità di colpire in modo significativo le loro infrastrutture». Lo ha detto oggi il premier israeliano Benjamin Netanyahu visitando villaggi israeliani situati ai margini della striscia di Gaza. «Calma da noi significa calma anche a Gaza. Ma se veniamo colpiti sapremo seminare distruzione per Hamas, per la Jihad islamica e quanti oltre il confine abbiano propositi ostili. Ad ogni tentativo di attacco contro i nostri villaggi risponderemo con potenza». Netanyahu ha visitato i villaggi di frontiera dopo il completamento in queste settimane di opere di fortificazione. Le sue parole sono giunte inoltre in risposta a critiche da esponenti politici della sua coalizione per la conduzione della operazione Margine Difensivo nell’estate 2014, in particolare per asseriti ritardi nella neutralizzazione dei tunnel militari scavati da Hamas sotto al confine.
Netanyhau ha visitato il confine con Gaza
Il governo israeliano sostiene l’iniziativa di una ong privata di inoltrare verso l’area di Quneitra (Siria) aiuti umanitari al fine di crearvi una zona sicura a beneficio dei suoi 200mila abitanti. La conferma è giunta al Jerusalem Post dal viceministro per la Cooperazione regionale Ayub Kara (un dirigente druso del Likud). «Lo Stato islamico è in fase di ripiegamento e in quell’area – ha affermato – operano l’Esercito libero della Siria (Fsa) e il Fronte al-Nusra’». La politica israeliana, ha spiegato, si poggia su due elementi centrali: facilitare il trasferimento di aiuti umanitari, ma non accettare l’ingresso di profughi. Queste affermazioni sono giunte a sostegno dell’iniziativa della ong Amaliah, gestita dall’uomo d’affari israelo-americano Moti Kahana che si prefigge di inoltrare verso la Siria, dal Golan controllato da Israele, quantita’ di aiuti medici necessarie per la realizzazione di un ospedale da campo. Amaliah inoltrerà anche cibo e materiale educativo: ma nessuno dei suoi membri entrerà fisicamente in territorio siriano. L’obiettivo della operazione è di costituire a ridosso del Golan controllato da Israele una zona sicura dove agiscano forze locali «di cui – secondo Kahana – l’esercito israeliano sa di potersi fidare. In ogni caso – ha insistito il viceministro Kara – non vogliamo che radicali arrivino sul nostro confine».