Nel 2014 Pietro Raccagni venne ucciso da albanesi. Nessun politico ai funerali

12 Lug 2016 8:27 - di Redazione
funerali valeria

Buonismo di Stato. Passerella. Opportunismo politico. Strumentalizzazione. Chiamatela come volete la corsa delle alte cariche dello Stato verso la prima fila ai funerali di Emmanuel Chidi Nnmadi, il nigeriano morto a Fermo dopo una lite con un ultra locale. C’erano tutti: Laura Boldrini, Maria Elena Boschi e Cecile Kyenge. Angelino Alfano è andato il giorno dopo la tragedia, quando ancora si sapeva poco o nulla della dinamica. Matteo Renzi ha twittato, assicurando che l’Italia non lascerà sola Chinyery, la vedova. Giusto. Giustissimo: ogni tragedia merita rispetto. O forse no, scrive “il Giornale“.

Se la vittima è un italiano e il carnefice uno straniero, nessun politico ai funerali

Venerdì scorso, infatti, non era un giorno qualsiasi: nella notte dell’8 luglio di due anni fa, a Pontoglio, quattro albanesi clandestini entrarono nella casa diel macellaio Pietro Raccagni e della moglie Federica, per rubare. Pietro, li scoprì, loro lo colpirono con una bottìglia e lo uccisero. Una dinamica simile a quella che ha portato alla morte del nigeriano a Fermo: dopo il colpo in fronte, «cadde, picchiando violentemente la testa». Morirà dopo undici giorni di agonia. Federica ricorda ancora con dolore quel giorno. La morte del marito, i funerali e l’assenza dello Stato. Sì, l’assenza. Perché né il ministro dell’Interno, né Renzi, né l’allora presidente della Repubblica Giorgio Napolitano andarono ai mnerali di Pietro. Non c’era Maria Elena Boschi. Non c’era Cecile Kyenge a dichiarare che la clandestinità può portare alla malavita e la malavita distrugge la vita degli italiani. Non c’era Laura Boldrini al fianco di Federica, a rincuorarla, a dirle che lo Stato è con lei.

Ci sono vedove di serie A e vedove di serie B

Per questo ora si sente discriminata, si sente meno importate della coppia di nigeriani. «Io sono vicina a Emmanuel e alla moglie – dice in un video – perché conosco il dolore e cosa vuoi dire un atto di violenza. Ma quello che mi ha colpito più di tutto è stata la solidarietà del governo nei confronti della vedova. Una solidarietà che io non ho ricevuto. Per lei si è mosso Alfano, il presidente della Repubblica ha speso belle parole nei suoi confron ti. Renzi ha detto di non abbandonarla. Ecco: volevo denunciare che io tutte queste attenzioni non le ho avute». Federica è come se non esistesse agli occhi dello Stato. Nessuna pacca sulla spalla. Anzi: solo quella fitta quotidiana di sapere gli assassini condannati ad appena 10 anni di carcere per omicidio preterintenzionale. «Si parla di discriminazione razziale attacca Federica -: penso di averla ricevuta io la discriminazione. Perché ci sono vedove di serie A e vedove di serie B. Ci sono vittime di serie A e vittime di serie B. Mio marito era una persona onesta, un marito esemplare, un padre esemplare, un cittadino onesto che ha sempre pagato le tasse. Era un uomo giusto e non ha ricevuto tutte queste considerazioni dallo Stato. Nonostante i miei richiami, nonostante io abbia fatto di tutto in questi due anni per sensibilizzare il governo».

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *