«Paga il pizzo». Ma l’imprenditore li denuncia: tre fermi in Calabria

10 Giu 2016 10:09 - di Redazione

«Paga il pizzo, altrimenti bruciamo i tuoi mezzi…». Ma l’imprenditore non paga e li denuncia. I carabinieri del Comando provinciale di Cosenza hanno eseguito un decreto di fermo emesso dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro nei confronti di tre persone accusate di tentata estorsione, aggravata dal metodo mafioso, ai danni di un imprenditore siciliano aggiudicatario di un appalto per lavori di ammodernamento della statale 106 bis Ionica. Le indagini che hanno portato ai fermi sono state condotte dai carabinieri della Compagnia di Rossano e del Reparto operativo di Cosenza sotto le direttive del procuratore Nicola Gratteri, dell’aggiunto Vincenzo Luberto, e del pm Saverio Vertuccio. Determinanti per l’esito delle indagini sono state le rivelazioni dell’imprenditore che ha subito il tentativo di estorsione, che si é rivolto ai carabinieri facendo scattare l’attività investigativa che ha portato all’emissione dei provvedimenti di fermo.

 Pizzo, tre fermati a Rossano

Le persone fermate sono Massimo Esposito, di 35 anni, Francesco Antonio De Santis, di 44, e Alfonso Dardano, di 45, tutti ritenuti contigui, riferiscono gli investigatori, al “locale” di ‘ndrangheta rossanese. In particolare, Massimo Esposito risulta essere uno dei referenti ancora attivi della cosca rossanese, fratello di Sergio, condannato in primo grado a 16 anni di reclusione come elemento di vertice della ‘ndrina rossanese. Il processo è tuttora pendente davanti la Corte d’appello di Catanzaro. I tre fermati, secondo l’accusa, hanno avvicinato il responsabile del cantiere aperto dall’imprenditore siciliano a Mirto Crosia (Cosenza) per la realizzazione di due rotatorie, e, in più occasioni, dopo aver precisato di “controllare” la zona, lo hanno esortato a “mettersi a posto” pagando la somma di cinquemila euro quale prezzo necessario per “poter stare tranquillo”. In caso contrario, avrebbero “bruciato i mezzi con dentro gli operai”. Il responsabile dell’impresa ha però trovato il coraggio di denunciare tutto ai carabinieri, che hanno ricostruito i movimenti dei tre responsabili della tentata estorsione, acquisendo chiari elementi di riscontro alla denuncia dell’imprenditore.

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