Orlando, i jihadisti esultano. L’attentatore era collegato all’Isis

12 Giu 2016 19:16 - di

I jihadisti stanno celebrando sul web la sparatoria di Orlando come “il miglior regalo per il Ramadan”. Lo twitta Rita Katz, direttrice del Site, il sito di monitoraggio delle attività jihadiste in rete. I jihadisti, riferisce il Site, lodano il killer: “Possa Allah accogliere l’eroe che lo ha fatto e ispirare altri a fare lo stesso”. Tuttavia, riferisce la stessa Katz, non ci sono al momento rivendicazioni della strage. Il killer della strage di Orlando, Omar Seddique Mateen, avrebbe giurato fedeltà all’Isis durante la presa di ostaggi nel gay club. Lo ha detto alla Cnn il senatore repubblicano Adam Schiff, membro della commissione di Intelligence alla Camera Usa, che cita funzionari della Homeland Security. Omar Seddique Mateen era noto all’Fbi ed era una delle cento persone sospettate di essere simpatizzanti dell’Isis sul radar dell’Fbi in Orlando. Lo affermano fonti della polizia. Il Daily Beast riferisce che Mateen divenne “persona di interesse” nel 2013 e poi nuovamente nel 2014. Ad un certo punto, l’Fbi aprì anche un’indagine su di lui, ma poi chiuse la pratica quando non comparve nulla che suggerisse il proseguimento delle indagini. Mateen aveva 29 anni, lavorava come guardia privata per la sicurezza, era stato sposato e aveva un figlio di tre anni. Lo riferiscono diversi media americani. Il giovane viveva a Fort Pierce, il capoluogo della contea di St. Lucie, in Florida.

Quella di Orlando è la peggior sparatoria nella storia Usa

Mateen era nato a New York e la donna con la quale è stato sposato per un breve periodo era del New Jersey. Violento, mentalmente instabile, non molto religioso e apparentemente non influenzato dall’Islam radicale: è il ritratto di Omar Mateen fatto al Wp dall’ex moglie, rimasta coperta dall’anonimato per motivi di sicurezza. La donna ha raccontato di aver conosciuto Omar on line otto anni fa e di essersi trasferita in Florida per sposarlo nel 2009. Ma dopo i primi mesi l’uomo diventò violento: ”Non era una persona stabile, mi picchiava. Arrivava a casa e cominciava a picchiarmi perché la lavatrice non era finita o cose del genere”, ha riferito. La donna ha raccontato che la famiglia del suo ex marito era dell’Afghanistan ma che Omar era nato a New York, prima di trasferirsi con i suoi in Florida, dove lavorava come guardia in un penitenziario minorile. Possedeva una pistola di piccolo calibro. ”Sembrava una persona normale, una persona molto riservata”, ha sottolineato, precisando però che il loro rapporto durò pochi mesi, anche se ufficialmente divorziarono nel 2011. Furono i suoi genitori a portarla via, quando vennero a sapere delle percosse, come ha confermato anche suo padre. ”Mi hanno letteralmente salvato la vita”, ha ammesso. Intanto sia il governatore della Florida che il sindaco di Orlando, teatro della peggiore sparatoria nella storia Usa, hanno dichiarato lo stato di emergenza. Secondo le forze dell’ordine comunque non sussistono più pericoli connessi all’attacco nel gay club Pulse. “E’ chiaramente un atto di terrorismo”, ha detto il governatore della Florida, Rick Scott, in conferenza stampa per aggiornare sulla strage al club gay ad Orlando che ha provocato finora 50 morti. Infine, agenti dell’Fbi e della polizia locale hanno circondato quella che ritengono essere la casa del killer di Orlando a Fort Pierce, nella Contea di St. Lucie, a sud di Orlando. Lo ha detto il portavoce della polizia, Ed Cunningham, citato dal sito TcPalm che pubblica un video dell’abitazione che risulta registrata a nome di Omar Mateen. Un’operazione dell’Fbi e della polizia locale è in corso anche in un’altra casa a Port St. Lucie, nella stessa contea a sud di Orlando. Gli agenti della polizia stanno cercando esplosivo nella casa di Mateen a Fort Pierce, prima di proseguire con le perquisizioni.

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