Nella Libia “liberata” dall’Europa è guerra totale: tutti contro tutti

25 Giu 2016 15:09 - di Giovanni Trotta

Nella Libia “liberata” dall’Europa la guerra civile non si ferma, e l’Occidente non riesce a fare nulla per farmarla, né a fermare i clandestini che dalle coste partono verso l’Italia; anzi, verso le navi della Marina militare italiana, che li aspettano a poche miglia dalla Libia per “salvarli” e portarli di corsa nei nostri accoglienti centri di accoglienza. Tra un po’ potremmo andarli a prendere direttamente sulla terraferma. Nuovi violenti scontri sono esplosi in queste ore a Sirte tra le milizie libiche impegnate nella liberazione della città e l’Isis, secondo il quale la Libia è la porta per giungere a Roma. Secondo l’agenzia egiziana Mena che cita fonti militari «i quartieri residenziali hanno subito un violento bombardamento con artiglieria pesante da parte delle forze dell’operazione che cercano di avanzare nel quartiere di Zafrana», aggiungendo che l’Isis risponde colpendo le milizie a Abou Hadi, la zona industriale, e a Sawawa a est di Sirte. Le fonti hanno aggiunto che nella battaglia sono impegnate anche le forze dell’aviazione. Il sito Alwasat aggiunge che i «raid concentrati contro il quartier generale dei jihadisti hanno causato morti e feriti, ma anche la distruzione di vari mezzi corazzati dell’Isis». Il portale di informazione Libya Alaan da parte sua denuncia di un deterioramento della situazione umanitaria con un aumento dei prezzi dei generi alimentari, mentre scarseggia l’acqua potabile.

Libia, attentati terroristi anche a Bengasi

Parallelamente su tutto un altro fronte rispetto a Sirte, in Libia si combatte anche la battaglia di Bengasi, dove però sono impegnate le forze militari legate al generale Khalifa Haftar. Come si vede, un vero caos dove tutti combattono contro tutti. L’esercito sta avanzando in città contro le postazioni della Shura dei rivoluzionari – un’accozzaglia di milizie islamiste, vicine ad Ansar al Sharia – e ha preso il pieno controllo del distretto di Garyounis e del quartier generale dei “rivoluzionari”. Il portavoce militare Ahmed Al Mismari ha riferito che progressi sono stati ottenuti anche a Ganfouda city, grazie all’impiego della fanteria supportata dall’aviazione. A Bengasi oltre a combattere le milizie della Shura le forze di Haftar sono impegnate anche contro l’Isis. Secondo il portale di informazione Libya Alaan, l’emiro dell’Isis in città, Ayoub el Tunisi, sarebbe stato ucciso nei combattimenti. Intanto si apprende che è di almeno 5 morti e 13 feriti, tra cui due bambini, il bilancio di un’autobomba esplosa venerdì sera davanti all’entrata dell’ospedale al Galaa a Bengasi. Lo riferiscono fonti della struttura, precisando che l’attacco si è verificato verso la mezzanotte. Le vittime sono in maggioranza dei passanti. Secondo il portale Libya Herald si sospetta un’azione da parte di Ansar al Sharia, bombardata pesantemente nelle ultime settimane dalle forze libiche legate al generale Khalifa Haftar. Si tratta del secondo attentato che ha colpito il nosocomio nelle ultime ore. Nella notte tra giovedì e venerdì un giovane ha infatti lanciato una granata contro la reception causando ingenti danni alla struttura. Non è chiaro se i due incidenti siano legati tra loro. L’ospedale ha negato che quest’ultimo atto possa avere una matrice terroristica, ed è orientato piuttosto sull’azione di un singolo individuo con motivazioni di carattere personale.

Commenti

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  • 31 Marzo 2018

    Colpa della Hillary Clinton e la Francia e Obama!!! E il sopporto feminists per una incapace come la Hillary Clinton