Centrodestra vince in Spagna. Regge il PSOE. Solo terzi i “grillinos”
Questa volta a dare nuova linfa a Mariano Rajoy, inaffondabile corridore di lungo corso del Partido Popular ci hanno pensato le conseguenze dell’addio inglese all’Europa, che hanno frenato il voto di protesta in Spagna, dirottandolo sui partiti-rifugio tradizionali. Il Pp ha vinto le elezioni – dopo la fallita legislatura durata sei mesi – incassando però solo 137 seggi rispetto alla maggioranza assoluta di 167 scranni. Col 33% dei consensi, il partito conservatore allunga le distanze su quello socialista del leader Pedro Sánchez, che col 22,7% e 85 deputati, 5 in meno di dicembre, riesce comunque a tenere rispetto alla temuta onda d’urto di Unidos Podemos, che non si è prodotta, si legge su “Il Mattino“.
La sinistra estrema e i grillinos uniti perdono un milione di voti
Con il 21,1% dei seggi e 71 deputati, l’unione di Podemos e la sinistra radicale Izquierda Unida non somma un solo seggio in più, ma rispetto a dicembre perde un milione di voti, mentre l’annunciato sorpasso sui socialisti, come prima forza dell’opposizione resta un miraggio. Crolla anche Ciudadanos, il partito del nuovo centrodestra di Albert Rivera che, con 24 seggi, ne perde 8 e restituisce al Partito Popular parte del voto che aveva preso in prestito a dicembre.
Crollano anche i liberali. Il successo è tutto del PP
Il risultato è per Pablo Iglesias, che in campagna si vedeva già come candidato all’investitura, anche grazie agli exit poll che – come nel caso del Brexit – hanno miseramente fallito, una delusione senza mezzi termini: «I risultati non sono per noi soddisfacenti», ha commentato a caldo, cosciente di aver tradito le aspettative generate in campagna. Col volto serio, Iglesias ha escluso di dimettersi. «La strada è quella da seguire, i frutti matureranno col tempo», ha assicurato nel valutare il risultato. Rajoy, dal balcone del quartiere generale di Calle Genova, ha celebrato la vittoria, sapendo però che da oggi tornerà a fare i conti con la mancanza di alleati, che potrebbe impedirgli di aspirare all’investitura. In campagna ha anticipato che, come già nella precedente fase di blocco, non accetterà l’investitura senza un accordo di «grande maggioranza» – attivo o passivo con l’astensione – con Psoe e Ciudadanos. Che resta una chimera per il veto frontale di socialisti e del segretario di Ciudadanos Albert Rivera alla sua premiership.