Il giudice sentenzia: gli ebrei possono fare la circoncisione da soli, gli altri no

8 Giu 2016 19:44 - di Roberto Frulli

La circoncisione rituale in casa per ragioni religiose è possibile in Italia per gli ebrei, mentre per tradizioni culturali ed etniche «non esiste una espressa normativa di legge».
Per procedere occorre quella che la Cassazione ha definito una «riserva professionale» che garantisca la «qualificazione e la competenza specifica» di chi opera.
E’ quanto scrive il gip Cristiano Trevisan, del Tribunale di Torino, motivando la custodia in carcere dei tre ghanesi fermati dalla polizia per il caso del neonato morto dopo essere stato circonciso. Il reato per cui si procede è l’omicidio preterintenzionale, ed è stato esteso anche ai genitori del bimbo, indagati a piede libero.
Il giudice afferma che una legge del 1989 sui rapporti fra Stato e Unione delle comunità ebraiche contiene «un implicito riconoscimento della conformità della pratica circoncisoria ebraica ai principi dell’ordinamento giuridico italiano».
Il piccolo Henry, nato da 50 giorni, secondo il giudice è stato sottoposto a circoncisione «per ragioni socio culturali del Paese di provenienza dei genitori e non per finalità religiose o terapeutiche». Si tratta, sempre secondo quanto si ricava dall’ordinanza di custodia, di una «pratica rituale africana» che non rientra in tradizioni «religiose e identitarie» come nel caso della circoncisione ebraica, che invece è «regolata da norme costituzionali e primarie». Senza la «riserva professionale», una circoncisione (che è «un vero e proprio atto medico-chirurgico») deve essere considerata un caso di lesioni volontarie.
Ad eseguire l’intervento fu un ghanese, conosciuto con il soprannome di “the doctor“, che di mestiere fa il saldatore. Con lui c’erano due connazionali. Sul bimbo, che era tenuto sopra una bacinella d’acqua tiepida, si procedette con un rasoio da barbiere. La medicazione venne fatta applicando una “noce di colla” premasticata come emostatico. Henry è morto il giorno dopo a causa – secondo l’autopsia – di una forte perdita di sangue e dell’insorgenza di una setticemia.

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