D’Alema attacca Renzi “sta rottamando il Pd” e annuncia: “Voterò no”

22 Giu 2016 8:17 - di Redazione

Massimo D’Alema, alla fine lei come ha votato? «Come sempre: secondo le indicazioni del partito. Certo è un po’ buffo che il Pd vinca a Prati e Parioli e perda a Cinecittà e Pietralata». Come valuta il voto? «La sconfitta va molto al di là di specifici eventi locali. È una tendenza generalizzata: perdiamo Torino, Trieste, Pordenone, Grosseto, Novara, Benevento, eccetera. Poi ci sono situazioni come Roma, dove la sconfitta assume dimensioni di disastro. Qui, come a Napoli, ha pesato una vera e propria disgregazione del partito», spiega a “Il Corriere della Sera“.

D’Alema vuole un segretario del Pd diverso dal premier

Serve un segretario diverso dal premier? «Sì. Serve una figura che si occupi del Pd a tempo pieno. E serve una direzione collegiale. Il partito è stato volutamente lasciato senza guida. Lo si ritiene non importante oppure si scarica su di esso la colpa quando le elezioni vanno male. È tutto puntato sul leader e il suo entourage, neanche collaboratori. Renzi non convoca la segreteria, che pure è un organo totalmente omogeneo. Si riunisce solo con un gruppo di suoi amici». Renzi è il segretario che ha indetto più direzioni. «Ha mai seguito una direzione del Pd? Sono momenti di propaganda. Il capo fa lunghi discorsi, cui seguono brevi dichiarazioni di dissenso; poi parlano una cinquantina di persone che insultano quelli che hanno dissentito. Non c’è ascolto, non c’è confronto. Non esiste la possibilità di trovare convergenze o accordi».

D’Alema: “la sinistra non si riconosce nel Pd”

Renzi ha perso la sintonia con la base? «Con la base e con il Paese. Una parte molto grande dell’elettorato di sinistra non si riconosce nel Pd, non lo sente come proprio, non si mobilita. Ho fatto campagna elettorale, là dove mi hanno chiamato. Ho trovato anche qualcuno che diceva: non dovete disturbare Renzi, ma anche tanti con un sentimento di avversione. Lui non si è limitato a rottamare un gruppo dirigente; sta rottamando alcuni milioni di elettori».

D’Alema voterà no, “come nel 2006”

Lei come voterà al referendum di ottobre? «Voterò no. Troverò il modo di spiegare le ragioni di merito». Ce ne dia un assaggio. «Non sono molto diverse da quelle per cui votai no, nel 2006, alla riforma di Berlusconi. Che per certi aspetti era fatta meglio. Anche quella prevedeva il superamento del bicameralismo perfetto e la riduzione dei parlamentari. Ma riduceva anche i deputati. E stabiliva l’elezione diretta dei senatori; non faceva del Senato un dopolavoro. Sarebbe stato meglio abolirlo».

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