Corruzione, Davigo (Anm): «Dal governo Renzi solo fumo negli occhi»
È scontro tra governo e Anm, l’associazione dei magistrati guidata da Piercamillo Davigo, ex-pm di “Mani pulite” e – da quando si è insediato alla guida del sindacato delle toghe – implacabile fustigatore delle scelte dell’esecutivo Renzi. Oggetto del contendere, la lotta alla corruzione anche se sullo sfondo s’intravede sempre più netta la figura di Raffaele Cantone, presidente dell’Anac, l’Autorità dedicata alla prevenzione di quel reato. Per Davigo, l’Anac è poco più di una foglia di fico, utile solo alla propaganda del governo. Che, invece, la sbandiera come un deciso passo avanti nella prevenzione del fenomeno della corruzione.
Davigo, botta e risposta con il ministro Orlando
«Davigo dica se giudica utili o dannosi gli altri interventi che abbiamo fatto su questo fronte», è il polemico invito del ministro Andrea Orlando, che all’uopo elenca una serie di provvedimenti («la reintroduzione di una effettiva sanzione per il falso in bilancio, l’introduzione del reato di auto-riciclaggio, l’estensione della responsabilità del funzionario pubblico all’incaricato di pubblico servizio, sconto di pena per chi collabora nelle indagini sullacorruzione») da lui ritenuti decisivi nell’azione di contrasto alla corruzione. «Questi sono interventi – ha proseguito il Guardasigilli – presenti nella legge anticorruzione. Vorrei sapere se Davigo li ritiene utili o dannosi».
«Il nuovo codice degli appalti? Non serve a niente»
Davigo non si fa pregare e a stretto giro di posto fa arrivare la sua replica. Che non è tenera né diplomatica: «Si fanno norme che nell’ipotesi migliore non servono a niente e in quella peggiore creano danni». Gli strali del numero uno dell’Anm si abbattono soprattutto sul nuovo Codice degli appalti, sul quale il suo giudizio è, a dir poco, tranchant: «Scrivere norme sugli appalti non serve a niente per curare la malattia». Così come non servono a molto – e qui arriva la stilettata all’Anac di Cantone «le autorità amministrative per il contrasto alla corruzione perché ad esempio non possono fare intercettazioni». Inutile – per Davigo – anche il tanto celebrato whistleblowing, l’istituto in uso negli Usa che tutela i dipendenti che segnalano i reati, previsto nel piano anticorruzione dell’Anac e materia di una proposta di legge passata alla Camera: «È una cosa stucchevole» e «fumo negli occhi». I dipendenti pubblici – ricorda infatti Davigo – «hanno già l’obbligo di denuncia».