Arriva la toponomastica di genere, Boldrini: «Più vie intitolate alle donne»

14 Giu 2016 13:55 - di Lando Chiarini

Ma davvero non ha altro da fare il presidente della Camera oltre a tenere aggiornata la contabilità di genere? Ma davvero l’unica (pre)occupazione di Laura Boldrini consiste nel dichiarare una guerra al dì in nome di un esasperato e frusto femminismo? Un giorno chiede «più donne in politica», quello dopo «più donne nei consigli d’amministrazione», quello ancora dopo srotola un «drappo rosso» contro i femminicidi, quindi è la volta delle scarpe color vermiglio contro la violenza, fino all’esternazione odierna in cui ha tuonato pressappoco così: «È giunto il tempo di dare alle donne quello che è delle donne». E qui uno si guarda intorno un po’ perplesso chiedendosi che cos’altro ancora andrebbe restituito al gentil (detto senza offesa) sesso. È presto detto: «I candidati sindaci – ha argomentato la Boldrini – tengano a mente anche il bisogno di rivedere la toponomastica delle città, che oggi vede solo il 4 per cento delle strade intitolate a donne, peraltro quasi sempre sante. Eppure l’Italia ha prodotto tante altre donne meritevoli di essere ricordate in tanti ambiti».

La Boldrini: oggi le strade sono dedicate solo a sante

Ora è tutto più chiaro: voi pensavate che le vere emergenze delle città consistessero nel dare sicurezza a chi vive in periferia o il decoro urbano o ridurre i tributi locali? Illusi che non siete altro: la madre di tutte le battaglie – e lo tengano a mente i candidati impegnati nei ballottaggi – la madre di tutte le battaglie, dicevamo, è la toponomastica. Qui e solo qui, cari sindaci, «si parrà la vostra nobilitate». E – ne potete star certi – una volta che la percentuale di strade intitolate alle donne avrà raggiunto la tanto sospirata parità con quelle dedicate alla memoria degli uomini, saremo celebrati nel mondo come una civiltà all’avanguardia. Oggi, invece, nelle classifiche del politically correct arranchiamo su posizioni da retrocessione. A Catania e a Formia, la sfida è stata già lanciata e proprio ai sindaci di queste due città, Enzo Bianco e Sandro Bartolomeo, si è rivolta la Boldrini con parole accorate: «Questi gesti di buona politica siano un esempio per altri sindaci». Commovente. Tanto da indurre Bianco a garantire il proprio impegno in sede Anci anche per dare «un segnale forte contro i troppi insopportabili ed inaccettabili casi di femminicidio».

A Catania e a Formia l’obiettivo è la parità

Purtroppo manca la legge che obblighi i sindaci a intitolare le strade fifty-fifty tra maschietti e femminucce. Ma Bianco non è uno che si perde d’animo e ha già annunciato che, «nell’attesa», saranno proprio i primi cittadini a lanciare sull’argomento iniziative di formazione e di riflessione nelle scuole. Magari sostituendo all’ora di religione quella di toponomastica. Oppure facendola studiare al posto della Divina Commedia. Dopotutto quel Dante lì, sì quell’Alighieri, era pur sempre un maschio. E, forse, sotto sotto, manco antifascista.

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