La nuova Europa dice no ai migranti e attacca Bruxelles e la Merkel

10 Mag 2016 8:11 - di Redazione

Mancano ancora due mesi al summit Nato dell’otto e nove luglio, ma a Varsavia il conto alla rovescia è già iniziato. Di fronte al ministero della Difesa un enorme pannello a led rossi scandisce i giorni, i minuti, i secondi che dividono la capitale polacca dal vertice che metterà il blocco dell’Est – e le sue richieste di «aiuto» – al centro dei negoziati e degli incontri dell’Alleanza. E quanto più il governo di Beata Szydio preme per stringere i legami militari e difendere i confini della Polonia dalla minaccia di Putin, tanto più si allontana dall’Europa, si legge su “La Stampa“.

Il leader polacco: “I profughi? Mai a Varsavia”

Nessuno si è sorpreso granché quando Szydio, «fervente ammiratrice di Orban» ed esponente del Pis, il partito di ultradestra guidato dal Richelieu di Varsavia, il potentissimo Jaroslaw Kaczynski, ha rafforzato – lo scorso gennaio – l’alleanza anti-Ue con l’Ungheria e rinsaldato il fronte comune costruito con il socialdemocratico Robert Fico, premier slovacco, un prodotto della transizione post-comunista chiamato, senza simpatia, l’Orban socialdemocratico.

Da mesi il blocco del centro-Est Europa è sempre più compatto sull’asse anti-migranti, anti-Berlino, anti-Ue

Un fronte bipartisan che conta anche la Slovenia, la Repubblica Ceca e la Croazia. La spallata definitiva l’ha data Kaczynski che, se ce ne fosse ancora bisogno, ieri ha scoperto le carte: «Dopo i recenti attacchi terroristici la Polonia non accetterà i rifugiati perché non esiste un meccanismo che assicurerebbe la sicurezza». Kaczynski, ossessionato dall’indebolimento della sovranità degli Stati, ha aggiunto che la multa di 250 mila euro per ogni rifugiato previsto dalle quote Uè sarebbe una «sanzione» ingiusta contro i Paesi più deboli. «La Polonia si opporrà a qualsiasi legge che imponga ai Paesi mèmbri della Uè di pagare multe. Da sempre riteniamo che il problema dei migranti debba essere risolto assistendoli fuori dall’Europa». Considerare la posizione di Kaczynski come la «strategia polacca» sarebbe limitativo: il no all’Europa sui migranti sarebbe nient’altro che la testa di ponte del no più allargato di tutto l’Est Europa, il primo passo di quella «tattica comune» delineata lo scorso 8 gennaio sui Carpazi in un incontro segreto fra i due «nemici giurati» dell’Unione, Kaczynski e il premier ungherese Orban.

Commenti

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  • Pino1° 1 Marzo 2018

    A condizioni idonee raggiunte, oltre all’allontanamento delle migrazioni verso i loro paesi d’origine va previsto che l’accompagnamento fino a destinazione dell’intera classe politica guidata dalla presidenta con codazzo di tutti i governanti che hanno causato questo disastro. Umanità imporrebbe come nelle migliori operazioni di aiuto ai paesi riceventi un’adeguato battaglione di insegnanti urlanti alla testa delle brigate d’assalto dei centri sociali e consimili. Operatori di sostegno dell’esodo con rulottes dei nomadi che nel deserto ci si dovrebbero trovare piuttosto a loro agio.