«Un milione spetta a me». Arrestato funzionario dell’Agenzia delle Entrate

10 Mag 2016 17:14 - di Redazione

«Un milione a me mi spetta. Io semino sempre poi raccolgo quando si raccoglie». È una delle frasi carpite dalla Guardia di Finanza in una intercettazione ambientale a Giovanni Imparato, capo del settore legale e di fatto il numero due dell’Agenzia delle Entrate di Pescara, arrestato oggi per corruzione per atti contrari a doveri d’ufficio. Imparato al telefono racconta quanto può fare per la società sotto indagine da parte del fisco. Si tratta della Cross Città Mercato, azienda che ha realizzato un centro commerciale a Formia (Latina), finita sotto inchiesta da parte della Finanza per presunte controversie fiscali. «Sai quanto vale questo scritto che ho fatto io? – prosegue l’intercettazione ambientale negli uffici pescaresi – sono 38 milioni, un milione spetta a me».

È il numero 2 dell’Agenzia delle Entrate di Pescara

L’inchiesta è arrivata a Pescara in quanto uno dei rappresentanti legali della società è domiciliato nella città adriatica. A seguito di una verifica da parte delle Fiamme Gialle era poi partito il contenzioso. Imparato era stato intanto già sospeso dai vertici dell’Agenzia a metà aprile dopo una perquisizione avvenuta negli uffici pescaresi. Nel video realizzato dalla Gdf a Roma che testimonia l’incontro tra il funzionario dell’Agenzia e il commercialista della società a Roma si coglie il momento del passaggio della busta bianca con i 15 mila euro dentro, provento della corruzione, tutti in tre mazzette da 50 euro legati con degli elastici. Secondo le indagini, il funzionario oltre ad aver suggerito al commercialista e alla società coinvolta le più opportune strategie difensive, avrebbe egli stesso provveduto a scrivere parti delle memorie difensive o comunque atti nell’interesse del contribuente, ponendo in essere un comportamento in palese violazione dei doveri di efficienza, imparzialità e trasparenza che dovrebbero caratterizzare l’attività dei pubblici funzionari, mostrandosi pronto ad asservire la propria funzione agli interessi privati, a danno dell’Erario ed a proprio vantaggio.

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