Immigrati in un tugurio, tra rifiuti e scarafaggi. Ma tutti con lo smartphone
Otto immigrati stipati in un mini-appartamento tra cibo, rifiuti, escrementi, scarafaggi e oggetti lasciati alla rinfusa. Non è l’immagine quotidiana di una bidonville di Nairobi, ma lo “spettacolo” che è apparso ai carabinieri, quando hanno varcato per un blitz la porta di un appartamento di via Divisione Tridentina al civico 37 di Serramazzoni, un paesino alle porte di Modena. Come racconta La Gazzetta di Modena, da quasi un anno e mezzo i profughi tutti del Gambia, alloggiavano nel sottotetto di una palazzina di tre piani: erano ospitati nell’ambito dell’operazione Mare Nostrum e seguiti dalla coop Caleidos nell’ambito del piano di accoglienza disposto dalla prefettura. Vivevano tra sterco e rifiuti, ma non si facevano mancare telefonini di ultima generazione. I carabinieri, infatti, hanno trovato durante la perquisizione una ventina di smartphone e iPhone, per un valore medio di 500 euro l’uno.
Immigrati tra sterco e iPhone
I gambiani dovevano essere sei, ma i carabinieri ne hanno trovati due in più. Tutti alloggiavano in un locale con solo un piccolo soggiorno con tinello, un bagno e due camere da letto di 16 e 14 metri quadrati. Un appartamento troppo piccolo per ospitare otto persone. I requisiti strutturali dell’ambiente erano rispettati in termini di superficie, illuminazione, altezze ma la metratura era insufficiente ad ospitare otto persone, tanto che l’Ausl, subito dopo aver bonificato l’ambiente, ha specificato che l’appartamento non può ospitare più di quattro persone. Gli otto, infatti, stavano in un locale con solo un piccolo soggiorno con tinello, un bagno e due camere da letto di 16 e 14 metri quadrati. Durante i controlli è stato riscontrato un quadro di degrado impressionante con oggetti accatastati alla rinfusa, alimenti per terra, suppellettili e oggetti di vario genere, ma soprattutto con una sporcizia tremenda e con tracce di escrementi e scarafaggi che giravano liberi nell’appartamento.
Le giustificazione della coop
«L’episodio ci ha sorpreso molto – ha sottolineato la presidente di Caleidos Elena Oliva – abbiamo gestito 700 persone in due anni e si tratta del secondo caso critico, dopo quello di Formigine. Queste persone erano visitate dal nostro personale 3-4 volte alla settimana e sono state riprese mille volte sul rispetto delle regole, invano. Ora stiamo attendendo i provvedimenti della Prefettura». L’appartamento è stato sgomberato.