Family day, clima sempre più rovente. Gli organizzatori: saremo un milione

29 Gen 2016 19:51 - di Redazione

La vigilia del Family Day, in programma domani a Roma al circo Massimo, è stata caratterizzata dalle adesioni dei politici (c’è stata quella di Fratelli d’Italia, dei parlamentari della Lega, di Ncd, della Fondazione An, di Altero Matteoli che si aggiungono alle altre già arrivate) e dalle parole della Cei in difesa della famiglia naturale. In arrivo a Roma, dicono gli organizzatori, ci sono già mille pullman per quella che si annuncia come una prova di forza pacifica e partecipata in difesa della famiglia e dei diritti dei bambini. Massimo Gandolfini, l’organizzatore della manifestazione e portavoce del comitato “Difendiamo i nostri figli”, afferma che in piazza non ci saranno le gerarchie ecclesiastiche ma le persone normali. “Saremo un milione”, assicura.  I vescovi fanno un passo indietro perché il laicato è ormai maturo, osserva monsignor Sigalini, vescovo di Palestrina, e vuole affermare che esistono valori non negoziabili. Intanto il sito di “Giuristi per la vita” ha diffuso anche un vademecum per aggirare i giornalisti che tenteranno di ridicolizzare l’evento: il primo suggerimento è di “evitare protagonismi” e di non rilasciare dichiarazioni che potrebbero essere strumentalizzate.

Sul fronte opposto, quello delle associazioni per i diritti gay, si fanno affermazioni che certo non contribuiscono a smorzare i toni: per il presidente di Equality Italia, Aurelio Mancuso, le parole della Cei contro le unioni civili (alternative alla famiglia e non equiparabili al matrimonio) sono addiriturra un incitamento all’ “odio sociale”. Per Gaynet la manifestazione del Family day è “estremista e omofoba”. E si diffonde in rete l’appello a pubblicare foto di coppie lesbiche e gay in risposta alla mobilitazione del circo Massimo.

Il Movimento 5 Stelle annuncia da parte sua un convinto voto a favore del ddl Cirinnà perché- dichiara Alessandro Di Battista – “è corretto e logico votare sì”.  E la minoranza dem, infine, rivolge un appello alla maggioranza affinché la legge non venga stravolta perché “l’Italia non può più aspettare”.

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